Vendetta 1/3

VENDETTA 1/3
Ti hanno fatto un torto e l’unico modo per ritrovare la serenità è fargliela pagare.
Prima di prenderti “la libbra di carne” che ti spetta, però, prova a capire che cosa ti spinge a chiedere occhio per occhio e dente per dente.
E quanto ci guadagneresti a perdonare…


LA VENDETTA DEL TETTO
“Dovresti farlo aggiustare”, mi ha consigliato l’agente immobiliare.
“Ma è solo una piccola perdita”, ho detto io. “Basta dargli una mano di vernice per nascondere le macchie di umidità per qualche mese.”
L’agente ha scosso la testa. “Vendere una casa in cui sai che ci sono dei problemi ma non li dichiari al compratore è disonesto ed è contro la legge.”
Così, invece di farla sporca rischiando di finire in causa ho preferito spendere 4000 dollari e sostituire il tetto. Ironicamente, il tetto nuovo era così bello che ha cominciato ad attirare un sacco di interessati e alla fine ho venduto la casa a un prezzo maggiore di quanto pensassi, recuperando il costo della riparazione e guadagnandoci anche qualcosa.
Dal Midwest degli USA la mia famiglia si è trasferita a Est in un nuovo stato dove abbiamo trovato una casa simile a quella che abbiamo venduto. I proprietari avevano dichiarato che non c’erano “difetti materiali noti”. Ma l’agente immobiliare ci ha consigliato di farla controllare da un esperto prima di comprarla, per non avere brutte sorprese. E me ne ha consigliato personalmente uno. Ingenuamente, ho pensato che fosse gentile da parte sua.
La settimana successiva ho incontrato l’esperto alla casa che volevamo comprare. Aveva molte credenziali e millantava notevole esperienza. Mi ha assicurato che non gli sarebbe sfuggito nulla. Gli ho chiesto di fare attenzione soprattutto al tetto. Qualche giorno dopo mi ha mandato la parcella di 400 dollari e il contratto e due settimane dopo mi ha consegnato un grosso dossier che dettagliava ogni vite e bullone della casa. Le buone notizie erano che strutturalmente tutto sembrava a posto. Il tetto non era perfetto, ha detto, ma sarebbero passati almeno una decina di anni prima di dover fare delle riparazioni. Ha evidenziato anche alcuni problemi estetici ma niente di grave.
Abbiamo deciso di acquistare la casa. Qualche settimana dopo aver traslocato c’è stato un grosso temporale e il soffitto del salotto ha iniziato a gocciolare. Nella notte sono emerse vecchie macchie di umidità sulla vernice fresca che il precedente proprietario aveva usato per nasconderle. Ho chiamato l’esperto, era responsabile della mancata identificazione dell’errore. Se fosse in combutta con l’agente e l’ex proprietario o meno non lo so ma legalmente doveva rappresentare noi e i nostri interessi. La sua “ispezione” del tetto non è stata un errore o negligenza, si trattava di frode. Invece di negarlo lui si è messo a sghignazzare. “Leggi il contratto”, mi ha detto. “Non ti devo nulla.”
Gli ho sbattuto il telefono in faccia. Con i pochi risparmi che ci erano rimasti adesso dovevamo comprare un tetto nuovo. Ma più che il tetto io avrei voluto comprare un lanciafiamme…

UNA RABBIA INCONTENIBILE
Ero così arrabbiato che avrei potuto uccidere a mani nude chiunque mi fosse capitato sotto tiro e avesse osato contraddirmi, anche per una sciocchezza. Volevo fare a pezzi la casa. So che capite come mi sentivo perché di sicuro ogni tanto anche a voi è capitato di provare questa rabbia e questa frustrazione.
La letteratura e il cinema sono pieni di personaggi del genere, dal Mercante di Venezia di Shakespeare a Django di Tarantino. Il desiderio di vendetta è un’emozione archetipica dell’uomo. Nella vita reale ci sono i bulli a scuola, i finti amici che ti rubano la ragazza, i capi bastardi, i vicini di casa che ti fanno dispetti e tanta altra gente
pronta a farti torto per ottenere qualcosa o solo per il piacere di farlo. E quando questo succede, come fai a non chiedere vendetta? La mente maschile sembra assetata di giustizia a tutti i costi.


LA VENDETTA È NEL CERVELLO
Uno studio pubblicato sulla rivista Science nel 2004 è stato il primo a dimostrare che l’impulso alla vendetta risiede nel cervello. I ricercatori dell’università di Zurigo hanno chiesto ai soggetti presi in esame di prendere parte a un gioco “finanziario” in laboratorio e nel frattempo monitoravano le reazioni del cervello attraverso la tomografia a emissione di positroni (PET). Se i partecipanti cooperavano e mettevano insieme le loro risorse ognuno di loro riceveva del denaro. I partecipanti però non sapevano che il gioco era truccato. In molte manche si vinceva ma in certi casi un partecipante, d’accordo con i ricercatori, tradiva la fiducia del partner a cui era abbinato, arricchendosi alle spese del gruppo. Prevedibilmente la cosa ha fatto infuriare gli altri, che si sono sentiti traditi e presi in giro. I ricercatori ogni tanto offrivano ai partecipanti l’occasione di punire l’impostore. La tomografia dei partecipanti più ansiosi di vendicarsi evidenziava un picco di attività in un’area evolutivamente molto antica del cervello chiamata striato dorsale. La ricerca ha collegato lo striato dorsale alla vendetta e ha dimostrato che viene attivato anche dalla cocaina. Non c’è da sorprendersi se l’idea di poterci vendicare ci sembra così affascinante:
il nostro cervello è programmato per provare piacere al pensiero di mettere in atto la vendetta.


LA VENDETTA CONVIENE?
Ma quanto siamo disposti a fare per assecondare quel piacere?
Per scoprirlo i ricercatori hanno dato ai partecipanti la possibilità di vendicarsi, ma a pagamento. Nonostante l’obolo da pagare lo striato dorsale dei partecipanti si è attivato quando hanno potuto vendicarsi. In questo caso però si è attivata una seconda area cerebrale: la corteccia mediale prefrontale. Quest’area del cervello è evolutivamente più recente ed è associata alla valutazione dei costi e dei benefici.
Lo striato sembra alimentare il desiderio di vendetta mentre la corteccia mediale prefrontale valuta se sia o meno vantaggioso seguire il proprio istinto. Per quanto sia utile avere questi due metri di valutazione le due aree del cervello non hanno lo stesso peso nel prendere le decisioni. I ricercatori hanno scoperto che negli uomini con una maggior attivazione dello striato frontale il desiderio di vendetta era così forte da zittire l’area che invece suggeriva cautela e un’attenta valutazione dei pro e dei contro.

VENDICARSI FA BENE?
I neuroscienziati non sono i soli che hanno cercato di fare luce su un impulso, la sete di vendetta, da sempre analizzato da teologi e moralisti. Negli ultimi vent’anni ricercatori ed
esperti dei campi più disparati come la biologia evolutiva, la giustizia criminale, la psicologia sociale e persino la teoria del gioco hanno iniziato a mettere insieme i pezzi del puzzle facendo emergere una figura sorprendentemente coerente del ruolo che la vendetta ha nelle nostre vite.
“A un osservatore esterno la vendetta sembra inutile e distruttiva”, ammette lo psicologo Michael McCullogh, direttore del laboratorio di evoluzione e comportamento umano
all’università di Miami. “Ma il desiderio di vendicarsi è naturale come lo sono il dolore, la felicità, la paura e la fame. L’istinto di vendetta ha aiutato l’umanità a risolvere problemi critici quindi non è stato soppresso durante la selezione naturale.”
La vendetta permetteva ai nostri antenati di tenere a bada il crimine e assumeva diverse forme: i deterrenti diretti (occhio per occhio, dente per dente. Ripaga qualcuno con la sua
stessa moneta e ci penserà due volte prima di farti di nuovo del male), l’uso di persone che facciano desistere chi vuole fare del male (gente grande e grossa, o visibilmente cattiva e senza scrupoli, che sembra avere scritto in faccia “non provarci, te ne pentirai” e che ti fa passare la voglia di fare uno sgarro) e le soluzioni moralistiche verso chi
viola il codice (insegnando che è meglio far parte della comunità che cercare di fregarla).
Gli esseri umani non sono gli unici a trarre benefici dalla vendetta come impulso che tiene insieme la società. “Se ti liberi delle elucubrazioni della religione e della filosofia”, dice McCullogh, “scopri che la vendetta funziona all’incirca allo stesso modo anche tra gli animali sociali, dagli scimpanzé ai lupi ai delfini.” Per queste specie altamente sociali la vendetta è uno strumento necessario e serve al gruppo a proteggere gli individui dalla vittimizzazione.