©Martin Keruzoré

Cerco di salire sulla coperta di Mirpuri Foundation Racing Team nel modo più marinaresco consentito dalla mia quotidianità cittadina. Ma le dimensioni e soprattutto la reputazione di questa barca sembrano fatte apposta per incutermi soggezione e rendere incerto il passo. Sessantacinque piedi di lunghezza, che a terra significano 20 metri. Sovrastati da un albero di 30 metri, letteralmente alto come un palazzo di quasi dieci piani. Ad alzare il tasso emozionale per i nerd della vela, sotto l'attuale livrea di questo monotipo VO65 progettato da Bruce Farr, tra i più grandi designer di vela di sempre, si nasconde Guangdong, la barca vincitrice della ultima The Ocean Race, la regata intorno al mondo in equipaggio che sta alla vela come il campionato del mondo sta al calcio.

Ad aspettarmi in coperta ci sono alcuni tra i migliori velisti oceanici del mondo. E certamente i migliori del momento. Sono in testa alla edizione inaugurale di The Ocean Race Europe: tre tappe, da Lorient sulla costa atlantica francese, attraverso lo stretto di Gibilterra, fino a Genova, traguardo finale nel cuore del Mediterraneo. In totale sono 1920 miglia, cioè oltre 3500 chilometri, che hanno dominato risultando più forti anche della bonaccia. Domani c'è la costiera per mettere il sigillo sulla vittoria finale.

Se l'immagine che avete di un equipaggio di vela oceanica è quella di simil-lord britannici in bermuda di cotone con il risvolto e la riga inamidata, camicia in lino con le maniche arrotolate e un bicchiere di Martini come massimo esercizio fisico per le braccia, potete cancellarla dal vostro archivio mentale. I ragazzi e le ragazze davanti a me sono palesemente degli atleti. Le t-shirt tecniche attillate rivelano un apparato muscolare da copertina anche per gli standard di Men's Health, le calzature sono più simili a sneaker da palestra che alle tradizionali scarpe in cuoio da dandy in banchina, e l'attitudine è quella di un surfista australiano.

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Per la navigazione di oggi l'equipaggio, formato normalmente da dieci professionisti, è completato per metà da ospiti della stampa. Non siamo ancora usciti dal porto per dirigerci al largo, che ci regalano un assaggio di vita reale su una barca di questo genere. Ci sono da issare le vele. Viene fatto tutto a mano, attraverso i grinder, tre verricelli a torretta con due manovelle laterali. Sicuramente ne avete usata una versione molto simile per gli esercizi in palestra. Ma queste sono un'altra cosa. Per cominciare la barca fa il suo mestiere, cioè non sta ferma né orizzontale. Ottimo per la propriocinesi ma non per lo sforzo. In più c'è da coordinarsi con un compagno di avventura, e spingere al massimo finché la vela non è issata, perché sun una barca da regata non c'è mai tempo da perdere. La prima volta arrivare al conto alla rovescia prima dello stop è stato divertente. La seconda di meno. Dalla terza per niente.

"Ho navigato in molte classi, dai Figaro agli Open 40 e agli Imoca, da solo e in equipaggio, ma non c'è una barca oceanica fisica e impegnativa come questa - mi spiega lo skipper francese Yohann Richomme, stella emergente della vela oceanica, vincitore di due Solitaire du Figaro e di una Route du Rhum - Durante il proprio turno ognuno di noi svolge tutte le mansioni, e ci alterniamo sia ai grinder sia al timone. Prendi Willy (Altadill, due giri del mondo al suo attivo, ndr), non sta fermo un solo secondo, ha sempre qualcosa di regolare e migliorare per far andare più forte la barca. Per essere certi di arrivare preparati a questa edizione inaugurale di The Ocean Race Europe, durante il lockdown abbiamo sviluppato un'app che ci permetteva di assegnare e verificare l'allenamento dei membri dell'equipaggio".

A bordo di un VO65 la vita è scandita da turni di quattro ore di guardia in coperta e quattro di riposo. Durante le quattro ore del proprio turno di guardia, le manovelle dei grinder vengono ruotate ogni volta che bisogna issare o regolare una di queste vele grandi come un appartamento - solo la randa misura 163 metri quadri, ma quando si naviga al lasco con tutte le vele, il totale è di oltre 578 metri quadri, abbondantemente più di un campo da basket. Ogni volta che serve vuol dire quasi continuamente. E se c'è da fare una manovra importante, come un cambio di vela o una manovra, anche chi sta cercando di strappare qualche ora di sonno all'oceano, deve correre in coperta a far girare le braccia.

Anche oggi che è una giornata di vento leggerissimo, una condizione più adatta a una canzone di Sanremo che a una barca oceanica, i cinque velisti professionisti dell'equipaggio praticamente non stanno mai fermi. "In barca c'è sempre da fare. Solo chi è al timone non lavora, per modo di dire". A spiegarmi la vita di bordo è Jack Bouttell, anglo-australiano vincitore proprio su questo scafo della ultima edizione di The Ocean Race. "Oggi la barca è in un assetto un po' pettinato. Di norma le vele che avete visto sotto coperta vengono sistemate sopra la coperta, sia per essere pronte all'uso, sia perché le usiamo come zavorra per regolare l'assetto della barca. Se c'è vento leggero le mettiamo a prua, se c'è vento forte le mettiamo verso poppa. E poi ovviamente bisogna spostarle su lato sopra vento a ogni cambio di direzione. Escluso il timoniere, sono quattro persone al massimo per spostare vele che pesano dai sessanta ai cento chilogrammi."

Tra il lavoro ai grinder, il posizionamento delle vele in coperta, e i continui spostamenti sulla coperta inclinata e mai ferma, l'immagine più simile che trovo per commentare la descrizione di Jack è quella di una sessione di quattro ore di cross-fitting. "Devi anche considerare un altro elemento importante - aggiunge il watch captain del Mirpuri Foundation Racing Team - Queste barche non superano le onde, ma letteralmente le attraversano. Quando un'onda invade la coperta per non farti sbatacchiare attaccato alla jackline (la fettuccia che corre lungo tutta la coperta e a cui ci si assicura attraverso la cintura di sicurezza), la soluzione migliore è abbracciare qualunque cosa si trovi a portata di mano, idealmente la torretta del grinder. Ovviamente, se sei nell'oceano del sud, questo succede con aria e acqua vicine allo zero termico". Io sorrido perché oggi il problema è solo il caldo e come evitare una scottatura, ma il racconto prevede un upgrade dell'attività da cross-fit a spartan-race.

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Nonostante possa muoversi in uno spazio di pochi metri, in una giornata di navigazione il membro di un equipaggio di The Ocean Race Europe consuma attorno alle 4000 calorie. Per questo anche l'alimentazione è un elemento importante. Ma cucinare in barca, dopo un turno di quattro ore in coperta, non è un'attività elementare. In molti casi la funzione è delegata al cosiddetto OBR, l'On Board Reporter. È un membro aggiuntivo dell'equipaggio, che invia foto e resoconti a terra per arricchire il racconto live dell'avventura. Non può occuparsi della conduzione della barca, ma può assistere l'equipaggio, compreso cucinare. "Siamo attenti all'alimentazione e all'idratazione - mi spiega ancora lo skipper Yohann Richomme - per cui riusciamo a limitare la perdita di peso nell'ordine dei due chilogrammi per tappa. In questo modo il metabolismo rimane più regolare e, sulla distanza, la prestazione è migliore di chi passa attraverso dimagrimenti importanti e conseguenti recuperi forzati di peso durante le soste in porto".

Con una simile attività atletica, l'aspetto dell'abbigliamento è tutt'altro che secondario. In una giornata come questa, di caldo e sole estivi, serve abbigliamento traspirante e quick-dry, che lasci ampia libertà di movimento, e scarpe che garantiscano un grip senza incertezze. Ma ovviamente per questi professionisti della vela le cose diventano più difficili quando si naviga in condizioni oceaniche, con la coperta sommersa dalle onde ogni pochi minuti e temperature gelide. Le cerate integrali che oggi sono appese sotto coperta, sono uno strumento di sopravvivenza in una situazione di prestazione atletica. "La nostra barca ha la missione di sensibilizzare il pubblico sul tema del riscaldamento globale e ispirare azioni concrete di contrasto a questo problema - aggiunge lo skipper Yohann Richomme - Durante la preparazione e la regata abbiamo potuto mettere alla prova alcuni nuovi materiali sviluppati da Helly Hansen, con alcune tecnologie che definiscono un nuovo standard di sostenibilità per l'abbigliamento tecnico oceanico impermeabile e traspirante“.

Dress Code - The Ocean Race Europe

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Helly Hansen Aegir Modular Smock

Cerata oceanica in tessuto antivento con tecnologia Helly Hansen Professional, dotato di membrana impermeabile e traspirante che protegge nelle condizioni più impegnative. Il design innovativo è un concentrato di funzionalità e versatilità, con soluzioni sviluppate in collaborazione con il team Helly Hansen di velisti professionisti e testo durante il giro del mondo a vela.

Helly Hansen Aegir Ocean Trousers

Pantaloni oceanica in tessuto antivento con tecnologia Helly Hansen Professional, dotato di membrana impermeabile e traspirante che protegge nelle condizioni più impegnative. Il design innovativo è un concentrato di funzionalità e versatilità, con soluzioni sviluppate in collaborazione con il team Helly Hansen di velisti professionisti e testo durante il giro del mondo a vela.

Helly Hansen HP Racing Jacket

La versione moderna e tecnolgica del classico sailor per la navigazione costiera, realizzato in tessuto antivento con tecnologia Helly Hansen Performance, dotato di membrana impermeabile e traspirante.

Helly Hansen HP Racing Shorts

Pantaloni corti da vela, realizzati in tessuto quick dry ed elasticizzato a due vie per assecondare i movimenti dei velisti professionisti in coperta.

Helly Hansen HP Foil Ocean T-Shirt

Maglietta tecnica da vela, realizzata in Tactel, un tessuto elasticizzato, leggero e traspirante che si asciuga otto volte più rapidamente del cotone, mantenendo la pelle asciutta anche dopo molte ore di navigazione. Questa t-shirt offre anche una protezione dal sole UPF 40+ senza la necessità di utilizzare creme solari.

Helly Hansen Skagen F-1 Offshore

Sneaker da vela di ultima generazione. La tomaia in mesh a trama larga offre trapsirabilità e flessibilità. La soletta soletta estraibile è in EVA termoformata con finitura in microfibra quick dry con trattamento antibatterico. L'intersuola in EVA è abbinata alla suola Ultra Storm Grip esclusiva di Helly Hansen.

Helly Hansen Roam Hat

Il classico cappello a falda larga per una efficace protezione dal sole, realizzato in tessuto quick dry. È la soluzione più adottata dai velisti professionisti.