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La recensione

Michael Jordan. Basterebbe questo nome ad impersonare l'essenza dell'NBA in un individuo. Ma la strada che ha portato colui che riteniamo oggi la vera stella del basket non è stata facile e sicuramente immediata. The Last Dance, dal 20 aprile su Netflix, è un tributo veritiero a chi si è conquistato col sudore e con la fatica il successo. Un ritratto di quegli anni dove i Chicago Bulls sembravano imbattibili ma durante i quali le insidie erano dietro l'angolo.

I primi due episodi sono un alternarsi tra i primi anni della carriera di Jordan e l'inizio dell'ultima stagione che ha visto i Bulls trionfare contro Utah. Nel primo episodio vediamo la trasferta di precampionato a Parigi dove crescono le tensioni con il General Manager Jerry Krause. Alcuni flashback rivelano i tempi del college e gli esordi nell'NBA di Michael Jordan.

Nella seconda vediamo invece come Scottie Pippen si fa strada come uno dei migliori giocatori dell'NBA e, tornando indietro nel tempo, come un infortunio all'inizio della carriera di Michael genera diffidenza tra i dirigenti dei Bulls. Insomma una docu-serie che non lascia spazio alla pura e mera celebrazione ma uno specchio realistico con immagini di repertorio in grado di raccontare le dinamiche interne alla squadra, le difficoltà psicologiche e i traguardi raggiunti in un vivido ricordo di quegli anni capaci di condizionare per sempre l'NBA e il basket mondiale.

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L'intervista a James "Jimmy" Goldstein

Michael Jordan? "Just one word: Amazing".

Così il fan numero #1 dell'Nba James Goldstein quando gli chiedo di descrivere la leggenda quale è Michael Jordan in tre parole. In occasione dell'uscita su Netflix, il 20 aprile, della docu-serie sulla carriera del cestista americano e l'ultimo titolo vinto con i mitici Chicago Bulls nel 1997 contro Utah non si poteva non ricordare quella che è diventata la vera star del basket americano e mondiale attraverso gli occhi di una leggenda vivente come il SuperFan NBA, il fashionista business-man e Urban-Cowboy, "The Mystery Man" (così spesso viene nominato) James "Jimmy" Goldstein.

Moda. Architettura. NBA. Queste le tre passioni del milionario che, da sempre, nutre un profondo amore per il basket americano tanto da spingerlo a volare da una parte all'altra d'America per gustarsi le sfide più attese e tutti i playoff, ovviamente da una posizione privilegiata vicino ai giocatori che non perdono tempo a salutarlo e scambiare due chiacchiere con lui.
Una istituzione nelle arene e nei palazzetti che lo vedono spettatore fin dall'infanzia con un conto totale di partite viste dal vivo che raggiunge i 100 match ogni stagione.

Jimmy Goldstein è inoltre abbonato d'eccellenza allo Staples Center dove è solito gustarsi sia le partite dei Clippers che dei Lakers grazie a un abbonamento annuale dai costi proibitivi.
Sempre accompagnato da belle ragazze il milionario di LA, che vive presso lo Sheats–Goldstein Residence, la villa più bella della "città degli angeli" pensata dall’architetto John Lautner e comparsa anche in film come “Il grande Lebowski” e “Charlie’s Angels”, sembra proprio non sentire gli anni. Spesso è possibile vederlo a bordo campo a fianco di campioni, giocatori della old school e nuovI talenti. A chi, se non a lui che ha conosciuto vere e proprie stelle dell'NBA e assistito a celebri sfide sul campo, chiedere di ricordare una vera e propria leggenda come Michael Jordan e di quegli anni che lo hanno visto raggiungere la vetta dell'olimpo dell'Nba trascinando i Bulls?

Quando pensi a MJ qual è il primo ricordo che ti viene in mente?

Il primo ricordo che arriva alla mia mente è l'averlo visto giocare nei suoi primi anni da rookie mostrando un'atleticità che non avevo mai visto prima.

Come ti sei sentito la prima volta che l'hai visto giocare? Quali sono state le emozioni che hai provato vedendolo giocare nei primi anni da rookie?

Bhe, ero estremamente eccitato, e lo sono stato davvero ancora prima di vederlo sul campo come un nuovo giocatore NBA. L'ho visto giocare al college, anche se lo hanno tenuto nascosto. Non gli hanno lasciato mostrare il suo vero taleno durante quegli anni. Ma appena l'ho visto in NBA ero sicuro fosse davvero speciale.

Come è cambiata la sua tecnica, il suo modo di giocare negli anni trascorsi ai Chicago Bulls?

E' diventato più vecchio. Faceva meno affidamento sul suo atletismo e più sulla sua esperienza, sulla sua mente. Non saltava più forte come un tempo a canestro. Ma questo è normale per chiunque.

Non possiamo immaginare i Chicago Bulls senza Michael Jordan e viceversa. Qual è il più bel ricordo che hai di quelle sei indimenticabili stagioni che li hanno visti all'apice del successo?

Cercando di ricordare al volo, ma senza averci pensato mai più di tanto, il primo pensiero che mi viene in mente è la serie delle finals del 1997 contro Utah. Ha disputato una gata nonostante fosse ammalato e qualsiasi altro giocatore sarebbe stato a letto. Lui invece ha giocato una partita fenomenale e penso abbia totalizzato quasi 50 punti. E poi, ovviamente, il suo canestro sulla sirena finale all'ultima partita della serie è qualcosa che non dimenticherò mai. Ero seduto a bordocampo, molto vicino alla posizione da cui è partito il tiro.

Quali giocatori, in termini di completezza nel gioco, si sono avvicinati maggiormente allo stile di gioco di Michael Jordan?

Ovviamente Kobe è stato il giocatore che ci è andato più vicino... perchè aveva l'atleticità e una professionale e naturale competitività come solo MJ le aveva. Quindi è una linea sottile quella che distingue questi due giocatori. Mentre in termini di capacità e completezza devo propendere per LeBron James che nel modo di giocare non è spettacolare come Kobe e Michael, nè atletico, ma è in grado di ricoprire molti ruoli. Penso passi la palla meglio di loro e probabilmente un miglior rimbalzista. E' più grosso e più forte. Quindi loro sono i top 3 e al momento darei un endorsement a LeBron.

James Goldstein. Una vita sui campi da basket senza dimenticare la componente fashion che ti identifica e ti rende unico. Chi secondo te il giocatore NBA con più stile fuori dal campo?

Non saprei rispondere. E' difficile rispondere per me perchè per la maggior parte del tempo ho visto i giocatori sul campo di gioco. Non li ho visti molto spesso al di fuori dei palazzetti. Non saprei proprio cosa dire. It is very hard for me to answer that because I only, for the most part, see the players on the court. I don’t see them very often away from the arena. I don’t feel like I can really say. Ero solito dire Russell Westbrook ma negli ultimi due anni l'ho visto lontano dal campo per un infortunio mentre stava giocando e non sono rimasto così impressionato dallo stile. Al momento non ho ancora visto nessuno all'altezza dei miei standard.