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In questi mesi estivi che dovrebbero regalare soprattutto a bambini e adolescenti spensieratezza e vita all’aria aperta, uno studio americano condotto presso la California State University e pubblicato su Plos One, offre un interessante spunto di riflessione su come la pratica di uno sport di squadra o individuale, possa influenzare l’ansia e la depressione nei ragazzi.

I bambini e soprattutto gli adolescenti sperimentano non di rado, segni di ansia e depressione come testimonia uno studio recente di revisione condotto su 80000 giovani, secondo il quale oggi un adolescente su quattro evidenzia sintomi clinici di depressione e uno su cinque segni di un disturbo d’ansia.

La probabilità di ravvisare tali sintomi è maggiore fra i ragazzi più grandi che più dei bambini hanno risentito fortemente delle restrizioni imposte dalla pandemia che ha impedito loro di vivere serenamente insieme ai coetanei, la quotidianità in tutte le sue sfaccettature.

Sperimentare l’ansia e la depressione in adolescenza si traduce, dati scientifici alla mano, in una maggiore probabilità di convivere con un quadro di salute generale e mentale peggiore da adulti, a sperimentare maggiori difficoltà di relazione e nella vita di tutti i giorni.

Tutto questo si verifica non tanto se in adolescenza si vive un episodio depressivo che si risolve, ma soprattutto se per anni si convive con i sintomi depressivi che si trascinano senza risolversi.

GLI SPORT DI SQUADRA AIUTANO A PREVENIRE DISTURBI DI ANSIA E DEPRESSIONE

Ecco dunque, che in queste giornate estive incoraggiare bambini e adolescenti a riempire le loro giornate di sport può essere un vero investimento per la loro salute.

Fermo restando che bisogna sempre tener in gran conto le inclinazioni personali può essere utile incoraggiare sin da piccoli, a cimentarsi negli sport di squadra: i ricercatori della California State University, infatti, hanno analizzato i dati trasversali provenienti dalla ricerca Adolescent Brain Cognitive Development che ha coinvolto un campione ampiamente rappresentativo di 11235 adolescenti americani di età compresa fra 9 e 13 anni.

I genitori dei ragazzi coinvolti si sono impegnati a fornire informazioni sulla salute mentale dei loro ragazzi utilizzando la Child Behavior Checklist; i ragazzi coinvolti, nell’arco di 10 anni si sono sottoposti una o due volte l'anno, all’esecuzione di giochi e puzzle volti a valutarne la funzione cerebrale, hanno anche fornito campioni di saliva per i test e si sono sottoposti a risonanze magnetiche periodiche.

Tutti i partecipanti, infine, sono stati classificati in 4 gruppi: gruppo 1 pratica di uno sport di squadra, gruppo 2 pratica di uno sport individuale, gruppo 3 pratica di uno sport di squadra e individuale, gruppo 4 nessuna pratica sportiva.

I ragazzi del gruppo 1 impegnati dunque in attività come calcio, rugby, football e pallavolo hanno evidenziato un 10% in meno di probabilità di manifestare sintomi di ansia e depressione, un 17% probabilità in meno di dover affrontare problemi legati alla sfera della socialità e anche un 12% di probabilità in meno di dover fare i conti con disturbi dell’attenzione e della concentrazione.

Soprattutto le ragazze, afferenti sia al gruppo 1 sia al gruppo 2, hanno evidenziato una maggiore inclinazione nel rispettare le regole e una minore propensione all’insubordinazione, rispetto ai ragazzi del gruppo 4.

I ragazzi del gruppo 2 hanno evidenziato un 16% di probabilità in più di soffrire di ansia rispetto ai ragazzi del gruppo 4; nel gruppo 2 , inoltre, è stata riscontrata una maggiore incidenza (del 12%) di problemi sociali e più difficoltà nel mantenere l’attenzione. I risultati di questo studio pur non essendo definitivi, spingono a riflettere su quanto, il sostegno che si può trovare fra i compagni di squadra, possa aiutare a superare le difficoltà.

SPORT E SCUOLA: FARE ATTIVITA' FA RENDERE MEGLIO

Impegnarsi nello sport sia di squadra sia individuale, infine, aiuta a realizzarsi nello studio e non sottrae affatto, come spesso si pensa, tempo e energia ai percorsi scolastici.

Il progetto di ricerca Attività fisica e studenti universitari: incidenze su percorso formativo e personale, realizzato da OPES, un ente che promuove e organizza, senza scopo di lucro, in collaborazione con le Associazioni Sportive Affiliate, iniziative atletiche e ricreative, a carattere locale, provinciale con la partecipazione attiva del centro di ricerca ImpreSapiens e dell’Università Sapienza di Roma ha coinvolto un campione di 2.000 ragazzi di età compresa tra i 19 e i 26 anni, per capire quanto e se lo sport potesse rappresentare una leva per lo sviluppo dell’individuo e della collettività.

Ai ragazzi è stato chiesto se, a loro parere, la pratica sportiva potesse migliorare il rendimento nello studio: per il 37% può migliorarlo moltissimo e per il 32% lo sport può aiutare anche nel trovare la giusta determinazione, nella gestione dello stress, nell’inclusione sociale e nella capacità di perseguire obiettivi e risolvere problemi. Da quest’analisi è anche emerso che gli atleti universitari studiano circa 15/20 ore in meno a settimana ottenendo voti migliori o uguali alla media.