Lockdown parte terza inizio, anno 2021. Più o meno tutti siamo a leggere notiziari, articoli web sulla pandemia, su un numero notevole di dati, su polemiche, vaccini e chi più ne ha più ne metta.

Ma aldilà della comprensione tecnica di dati e proiezioni, chi ce li comunica lo fa correttamente? Li rende facili da interpretare a tutti, come un momento come questo lo richiederebbe?

La risposta è no. Ci si nasconde, basta leggere qualche norma o Dpcm (ma succedeva anche prima del virus) per capire quanto non spiegare chiaramente sia quasi fatto apposta.

Invece esiste un semplice strumento, sviluppato in Italia da molti anni, per verificare sulla base di un qualsiasi testo la sua difficoltà di comprensione (readibility o calcolo dell’indice di leggibilità) secondo dei calcoli/indici elaborati dai più noti studiosi linguisti mondiali come l’indice di Flesch/Vacca (italiano), l’indice di Flesch Kincaid (anni di istruzione) e l’indice Gulpease (forse quello più adatto alla semantica italiana).

In particolare, l’indice Gulpease misura il grado di stress cioè di non comprensione per soggetti con buona scolarità (licenza media superiore). Un indice alto del testo significa che chi ha scritto lo ha fatto con l’intento di semplificare al massimo la comprensione e quindi ha raggiunto l'obiettivo.

E’ una “coda” del famoso “analfabetismo funzionale” che purtroppo è usato impropriamente per accusare il lettore mentre bisognerebbe invece cambiare prospettiva e considerare chi scrive, che ha un dovere morale nel semplificare i concetti e quindi usare una readibility funzionale a questo scopo.

Dopo tutta questa bella teoria ho voluto fare una prova sull’articolo stesso: indice Flash uguale a 56 (sulla frontiera dell’abbastanza facile quindi... bene), indice Flesh/Kincaid uguale a16 (istruzione universitaria… ahi non molto bene) e indice Gulpease 47 (discreto). Non è un super risultato, ma neanche così brutto, quindi mi impegnerò di più per i prossimi articoli... e voi perché non vi mettete alla prova (della scrittura)?