Perché da un po’ di tempo a questa parte c’è un esodo di calciatori famosi e affermati (e con stipendi cospicui) che scelgono l’Italia come luogo di lavoro? Non certamente per motivi solamente calcistici, visto che da parecchio tempo nessuna squadra italiana vince la Champions League, né altre competizioni internazionali di prestigio.

Forse per il buon cibo, il clima e la cultura/arte? Sì, ma si potrebbe obiettare che il clima e il cibo buono, così come l'arte sono sempre stati una tipicità italiana.

Per un particolare momento favorevole per la vita, o per la crescita del paese? Ni. L’unica attrattiva sembra essere la moda - vedi alla voce “mogli di calciatori” - e questo vale in particolare per le piazze di Milano, Roma e Firenze. Perché allora i vari de Ligt, Ibrahimovic, Lukaku, Fonseca (allenatore della Roma), Ribery, Godin, Rabiot, Ramsey, Leao, Hernandez, Rebic, Lozano, Llorente, Darmian, Smalling, Mkhitaryan e non ultimo il recentissimo arrivo di Ashley Young (e il probabile arrivo di Eriksen all’Inter) traslocano in Italia?

Il motivo c’è e si chiama “costo dello stipendio dello sportivo”. Infatti vi è una norma del “decreto crescita” che rende molto più conveniente per le squadre di calcio italiane pagare lo stipendio ai calciatori appena acquistati dall’estero. Per gli sportivi il governo ha infatti previsto una deroga che alza il reddito imponibile al 50 per cento, a patto che il lavoratore debba mantenere la residenza in Italia per almeno due anni. In caso contrario deve versare le tasse risparmiate.

Comunque da sempre, i procuratori, trattano con le società lo stipendio netto, ma con queste modifiche è chiaro che sono le società a risparmiare (su uno stipendio di fascia alta tipo 8 milioni netti annui, una società risparmia circa il 29%).

Dunque il cerchio si chiude: cibo, clima, moda e naturalmente... ”economics”!