Eliminiamo il calo post-prandiale

Pausa pranzo sì o pausa pranzo no? Lasciando ad altri i dibattiti politici, eccoti alcuni trucchi per nutrire anche e soprattutto la mente, affrontando efficacemente gli impegni di lavoro anche nel pomeriggio e riducendo lo stress.

Il problema
Secondo un'indagine condotta su oltre 4.500 lavoratori di 6 Paesi europei dal Progetto Food, il 45% degli italiani mangia un piatto di pasta in pausa pranzo. Scelta nutrizionalmente sana, ma che - se accompagnata all'assunzione di altri carboidrati - può essere la principale causa del ben noto calo post-prandiale. "Un pasto eccessivamente ricco in carboidrati", spiega infatti Dan Benardot, professore associato di nutrizione della Georgia State University (Usa), "provoca un picco dei livelli di insulina, che a sua volta porta a una troppa rapida eliminazione degli zuccheri nel sangue. Il cervello si troverà così a non avere una quantità sufficiente del suo carburante primario, e quindi ti sentirai mentalmente affaticato, con una caduta verticale dei tuoi livelli di concentrazione".

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La soluzione

"Se non puoi (o non vuoi) limitare il consumo di carboidrati a pranzo, arricchiscili con molte fibre (verdura, frutta) per rallentare il passaggio gastrointestinale", suggerisce la dottoressa Susan Kleiner, dell'americana High Performance Nutrition: "se il cibo attraversa l’intestino più lentamente, anche l’assorbimento delle varie sostanze avviene più gradualmente e si evita quindi il picco di insulina, con il conseguente calo di zuccheri e quindi di energia".

Il trucco "più"
Se la pausa pranzo diventa un'abbuffata, prima di alzarti da tavola mangia una mela con la buccia o un po' d'uva: ti aiuteranno a stabilizzare la glicemia, garantendo al cervello la necessaria quantità di zuccheri. Parola del professor Dan Benardot.