La mascherina, che prima della Pandemia era in auge praticamente solo ad appannaggio di turisti per lo più made in Japan , ora è diventata di uso comune e addirittura indispensabile. Ma l’uso in sé, oltre a lasciare una non bene identificazione visiva facciale (pensiamo solo a quella del blocco del telefono cellulare che ci costringe a ricordarci la password numerica), elenca anche una serie di “effetti collaterali”.

Di positivo c’è che, in particolare in estate e magari sui mezzi pubblici, la mascherina fa da filtro a odori “umani” non del tutto piacevoli, oltre a non farci sentire l’odore di smog, di gas di scarico di tutti gli agenti inquinanti che purtroppo si respirano in città. Di molto positivo c’è anche che l’influenza è quasi scomparsa, perché il veicolo trasmissivo è stato quasi del tutto eliminato. E ovviamente di positivo c'è la barriera che la mascherina offre alla diffusione del virus Covid-19.

Di negativo resta un problema, forse per i più secondario ma inevitabilmente importante, anche a livello economico: non si sentono più i profumi.

In particolare il profumo inteso come cosmesi, nei posti chiusi, dove era elemento di appeal, seduzione, identità, diventa meno importante, addirittura ininfluente per i “nasi” meno sopraffini.

Evidenza o pura impressione? Abbiamo fatto qualche indagine di tipo economico per capire se durante la Pandemia il profumo ha superato la dicotomia prettamente olfattiva oppure se l’uso delle essenze è crollato.

Al termine del 2020, secondo i numeri di Cosmetica Italia, la profumeria ha registrato una pesante contrazione di oltre 26 punti percentuali, per un valore prossimo ai 1.550 milioni di euro, condizionato dal fortissimo rallentamento delle frequentazioni, soprattutto nelle catene e nei punti vendita nei centri commerciali. Sempre nel 2020 si è visto il significativo incremento delle vendite online.

Entrando nel dettaglio, in forte contrazione l’andamento dalle fragranze femminili e maschili (-21,5%) per, rispettivamente, 541 e 333 milioni di euro. Un forte ribasso emerge dalle profumerie che, con due terzi della concentrazione del mercato delle fragranze, segnano un -24,8%. Dunque in generale una crisi importante, che si poteva sicuramente ipotizzare.

Diverso è risultato il panorama della profumeria artistica o di nicchia. Secondo i dati raccolti tramite Survey da Essencional (centro ricerche e analisi sulla profumeria artistica) in tempo pandemico si è assistito a una reazione positiva dei consumatori che, ricordiamo, in questo caso sono dei veri e propri cultori di questa arte e disposti a budget di spesa più consistenti rispetto alla profumeria tradizionale. In particolare 1 consumatore su 3 di tali profumi ha addirittura incrementato gli acquisti tramite vendite online, ma sempre da negozi/canali specialistici. Proprio la dimensione contenuta e la flessibilità di tali canali di vendita ha aiutato i consumatori tramite la consulenza personalizzata e varie dirette video social che hanno aiutato l’utenza a vivere il momento di isolamento come una parte di arricchimento/studio sulla profumeria artistica stessa.

Cosa emerge dunque da tutta questa analisi sul profumo, inteso come simbolo o come oggetto di moda da esibire socialmente e profumo come arte, svago e cultura?

Come previsto, l’isolamento sociale ha prodotto una diminuzione di acquisti anche quando la fase più dura del lockdown è terminata. Quindi un effetto depressivo (secondo i primi dati 2021) per i nostri nasi. Per chi fa invece del naso uno strumento più profondo, di sperimentazione e lavoro (alla voce profumeria artistica) è stato un momento di studio e approfondimento.

E il futuro? A parte la speranza di indossare con meno frequenza la mascherina, il che aiuterebbe un po' tutti a tornare alla normalità sociale, sembrerebbe più roseo rispetto al periodo pandemico più intenso.

Il tutto però dipende, ancora una volta, dall’evoluzione/involuzione (speriamo) del virus stesso…