MIGLIORARE L'AUTOSTIMA NEL METAVERSO SERVE ANCHE NEL MONDO REALE
Alla base di questa nuova ricerca ci sarebbe il cosiddetto "effetto Proteo" che era già stato studiato anche in passato, dimostrando che crearsi una identità virtuale (cioè un avatar) forte, possente, con determinate caratteristiche fisiche, sia un processo che influenza in qualche modo la percezione (di sé) e il comportamento delle persone reali.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports e coordinato da Althea Frisanco e Salvatore Maria Aglioti, ha coinvolto un gruppo di 54 volontari. A questi è stato chiesto di crearsi tre avatar differenti. Tre personaggi virtuali con caratteristiche diverse: il primo avatar doveva essere normale, il secondo doveva avere i muscoli e un fisico altamente prestante e forte; il terzo avatar invece doveva essere onnipotente. Per spiegare il concetto di onnipotenza i ricercatori hanno mostrato ai volontari l’affresco di Michelangelo "La creazione degli astri e delle piante" che si trova nella Cappella Sistina.
Le persone coinvolte nello studio hanno reagito in modi diversi alle sollecitazioni del mondo virtuale e i risultati hanno mostrato che coloro che impersonavano l’avatar onnipotente percepivano come meno minacciosi per la propria incolumità gli eventi avversi e, soprattutto, aumentavano la loro considerazione delle proprie capacità fisiche, anche rispetto all’avatar muscoloso.
“Nonostante i partecipanti fossero consapevoli di essere in una simulazione, mostravano indici fisiologici e comportamentali che suggerivano la loro sensazione di potenziamento, derivato dall’impersonare un essere comunemente ritenuto onnipotente”, ha spiegato Althea Frisanco, prima autrice dello studio che secondo gli esperti aprirebbe ad applicazioni nel campo della crescita personale, del potenziamento dell’autostima, della riabilitazione clinica e anche della terapia del dolore.