Vita di un legionario

La legione straniera francese esiste dal lontano 1831 ma è molto difficile avere testimonianze dirette di legionari ancora in attività (e non pentiti).

La legione straniera
Un esercito speciale, composto da soldati che si riuniscono sotto le dipendenze della Francia con spirito di sacrificio e solidarietà. Sotto questa unica “bandiera”, legionari di tutto il mondo scendono in campo a fianco delle truppe NATO e di altri paesi per portare aiuto dove ce n’è bisogno. Chiunque può arruolarsi, ma la vita del legionario non è per tutti. Nessuna libertà, nessun contatto con il mondo esterno alla Legione. Una scelta che pochi avrebbero il coraggio di fare: una vita da legionario.

Nome in codice Pedro Perrini

Sono un legionario e il mio mestiere è fare la guerra. Sono entrato nella Legione straniera nel 1994. Avevo trentasette anni ed ero arrivato a un punto di non ritorno. La faccenda è stata piuttosto rapida. Si è svolta nel giro di pochi minuti, in una stanzetta spoglia, due sedie e una scrivania. Il caporal-chef ha scribacchiato qualcosa su un modulo, poi ha alzato lo sguardo, mi ha fissato negli occhi e ha annunciato la mia nuova identità: «Perrini Pedro, nato a Roma, classe 1957, stato civile celibe». I vecchi documenti ormai non servivano più. Me li hanno tolti e li hanno messi sottochiave. Poco importava che fossi sposato, avessi una casa e due figli: improvvisamente risultavo libero, la mia vita precedente era stata completamente annullata. Era bastato un colpo di penna. Ciò che ero non esisteva più, ciò che possedevo aveva smesso di appartenermi. Ero un legionario, un uomo senza nome, questo doveva bastare.

estratto da Mai Avere Paura di Danilo Pagliaro e Andrea Sceresini (Chiarelettere)

Una vita al limite: Danilo Pagliaro

Danilo Pagliaro (classe 1957) si è arruolato nella Legione straniera nel 1994. Questa è la prima volta che racconta la sua storia. Risiede in Francia, è sposato e ha tre figli. Il suo libro, intitolato Mai Avere Paura, è la prima vera autobiografia di un legionario (ancora in servizio e quindi non pentito) ed è stato scritto con il giornalista Andrea Sceresini per l’editore Chiarelettere. 

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