Paolo Carminati e Renato Dell'Oro durante una gara di swimrun

Per Renato Dell'Oro (Triathlon Olimpico, 3 volte Elbaman, Embrun, Extreme Stonebrixiaman, Icon e Austria Extreme, Triathlon X-Terra e IdroMan) e Paolo Carminati (9 Ironman, 2 Mezzi Ironman, 2 Doppi Olimpici, 2 Olimpici e svariati sprint) parlano da soli i loro curriculum sportivi. Triatleti che si sono riscoperti, per caso, swimrunner. E, in coppia, hanno conquistato lo scorso anno il titolo di Campioni Italiani.

Negli scorsi giorni li abbiamo incontrati (virtualmente) e non abbiamo potuto lasciarci sfuggire la possibilità di intervistarli in coppia, uno in fila all'altro, proprio come amano nuotare-e-correre.

Intervista doppia

Ciao Renato e Paolo... partiamo con una domanda generale ma che ci permette di capire di che pasta siete fatti. Che ruolo occupa lo sport nella vostra vita?

Renato: Lo sport, o meglio l’attività fisica, per me è equilibrio. A volte fuga dalla realtà, a volte sfogo, altre volte è momento sociale, una corsetta tranquilla con un amico invece di una birra. O prima di una birra! Insomma, dedicare del tempo a me stesso per fare sport mi serve per stare bene mentalmente.

Paolo: Lo sport ha un ruolo fondamentale, perché insegna disciplina e abnegazione, qualità essenziali per eccellere in qualsiasi contesto; inoltre, l’attività fisica aiuta la concentrazione mentale e riduce lo stress. È il momento magico quotidiano.

E come vi siete avvicinati allo swimrun?

R: Era il 2016, il giorno prima di una gara di Triathlon al lago d’Idro, e la Spartacus Event promuoveva anche una gara di swimrun: “Cos’è?” mi sono domandato e, per darmi una risposta, mi sono iscritto, sapendo solo che dovevo correre, nuotare, correre, nuotare e... mi sono innamorato!

P: Nel 2018 ho partecipato ad uno dei primi test organizzati a Monate dal guru dello swimrun Diego Novella. Mi ha colpito subito l’assenza di schemi e la pura libertà nel tempo e nello spazio, concetto che ritrovo in ogni allenamento, soprattutto in quelli svolti in coppia con il mio socio Renato.

Voi arrivate entrambi dal triathlon. Quali sono le differenze principali con lo swimrun?

R: Eh, manca la bici, che è il mio sport preferito. Tecnicamente non ci sono le zone di transizione. In pratica non hai un angolino dove cambiarti e preparati per lo sport che devi fare. Come parti arrivi: nuoti non le scarpe e corri con palette in mano, pull-buoy legato alla gamba occhialini e cuffia da qualche parte, basta che non diano fastidio!

P: Secondo me, le due discipline sono molto affini per quanto concerne la base di endurance, ma dal punto di vista tecnico completamente diverse: basti pensare alla modalità della corsa che, nello swimrun, è trail, mentre nel triathlon corsa su strada. Nel triathlon le transizioni sono solo tre (nuoto/bici/corsa), mentre nello swimrun sono molteplici. Che comporta una specializzazione muscolare e motoria e capacità di adattamenti specifici.

Lo swimrun nasce come disciplina di coppia, format al quale voi siete affezionati, ma esiste anche come disciplina individuale. Che differenza c'è tra gareggiare insieme o da soli?

R: Da solo non hai responsabilità e non hai nessuno che ti aiuta nei momenti di difficoltà. Da solo è una gara, come spesso negli sport di endurance, una sfida con te stesso. In coppia è un viaggio da vivere assieme.

P: Più che altro, ritengo sia diverso l’approccio mentale: da soli si è concentrati solo su se stessi, mentre in coppia si ascolta anche l’altro, alla ricerca del punto di massima resa e di equilibrio di entrambi. Un viaggio incredibile, soprattutto quando si trova il socio giusto, con cui ci si intende senza parlarsi.

Quindi, gareggiando in coppia, meglio avere caratteristiche differenti o simili?

R: Io e Paolo abbiamo caratteristiche diverse ma in comune abbiamo il fatto che non molliamo mai. Non è semplice formare una coppia avendo caratteristiche diverse, ma, se si trova la giusta alchimia, la diversità diventa un grande vantaggio. Per esempio, Paolo nuota molto più forte e, soprattutto “dritto”: quindi in acqua è il mio Capitano e Faro. Io devo solo preoccuparmi di far “girare le palette” cercando di andare il più forte possibile. Sulla corsa abbiamo un passo simile, ma caratteristiche diverse: lui va più forte nella prima metà di gara e in salita. Io in gara preferisco andare in progressione, ovvero andare più forte nella seconda parte, e vado bene in discesa. Quindi passiamo la gara a stimolarci: chi ne ha spinge, e l’altro cerca di stargli dietro. Siamo spietati però così diamo il 110% uno grazie all’altro.

P: Secondo me, bisogna avere caratteristiche differenti, ma non troppo. Gioco di parole per dire che la diversità è un valore aggiunto, purché contenuta in certi parametri prestativi.

E secondo voi, è più importante correre o saper nuotare? O...

R: Saper leggere la gara, interpretare il tracciato ed adattarsi. È importante essere allenati fisicamente e mentalmente a diversi scenari, avere alle spalle ore e chilometri passati assieme.

P: …essere disposti a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e sapere di avere al tuo fianco un socio che non molla.

Cos'ha in più lo swimrun rispetto ad altre discipline?

R: Ha un senso di libertà che è unico. Questo lo vivo soprattutto negli allenamenti quando si parte e il percorso si crea da solo, frazione dopo frazione.

P: Come detto, lo swimrun è libertà all’ennesima potenza. Vivi il territorio in maniera piena, senza confini e schemi. Non hai, inoltre, le limitazioni del cronometro e delle ansie prestazionali che condizionano la maggior parte degli sportivi amatoriali.

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Parliamo di running. Che distanze e discipline prediligete quando correte solamente?

R: Adoro la corsa in montagna! Su strada ci corro “per esigenza”, perché la corsa in piano ti fa capire come sei messo come allenamento, ma la corsa in montagna è troppo bella. La fatica è ripagata da paesaggi incredibile (se riesci a guardarti attorno) e poi c’è l’adrenalina della discesa! Mi piacciono gare lunghe, ma non troppo, non le Ultra, per intenderci. Potrei dire che fino a 6 ore di gara posso pensare di divertirmi, oltre diventa uno sforzo a cui non sono preparato.

P: Da sempre, le distanze lunghe (ma non troppo), soprattutto in montagna. Anche se, da agonista, mi diverto ancora ad allenarmi con lavori di interval training e a tentare di giocarmela con i ragazzi nei triathlon sprint.

Corsa e nuoto sono attività che richiedono un utilizzo di attrezzature differenti. Quali sono necessarie e/o obbligatorie e come sceglierle per avere il maggior beneficio tra utilizzo e non utilizzo durante una gara?

R: Per la corsa servono un paio di ottime scarpe: adatte per il trail ma non troppo pesanti. Il nuoto ha più possibilità in termini di strumenti la cui scelta in parte è soggettiva, in parte può essere influenzata dal percorso. Per esempio le palette sono quasi indispensabili, in alternativa si possono usare le pinne, che però non ho mai provato perché mi sembrano troppo scomode, perderei troppo tempo a metterle e togliere e per di più continuerei ad utilizzare le gambe come motore: meglio suddividere gli sforzi tra braccia e gambe. Come dispositivi per la galleggiabilità il più utilizzato è il pull-buoy: ne esistono di diverse dimensioni, disegni e materiali. In condizioni di acqua fredda è poi indispensabile avere una muta. La muta da Swimrun ha gambe e braccia corte e delle cerniere che permettono di sfilare la parte superiore comodamente per non soffrire il caldo durante la corsa. Per far fronte al freddo è a volte utile indossare una cuffia o una fascia in neoprene. La cosa importante è preservare le tempie del contatto prolungato con l’acqua fredda. Infine: fondamentali gli occhialini! Per me devono essere innanzitutto comodi e poi devono garantire visibilità con qualsiasi condizione meteo.

Riassumendo: per il nuoto esistono molti strumenti, la loro scelta è per la maggior parte soggettiva. È fondamentale provare diverse soluzione per capire cosa realmente ci serve. Guardare gli altri è utile come spunto, ma non è detto che l’attrezzatura usata da chi è arrivato davanti a me sia in assoluto migliore!

P: Per quanto riguarda la corsa, la scelta delle scarpe dipende principalmente dal terreno da affrontare, anche se nello swimrun ormai ci sono calzature specifiche molto simili alle scarpe intermedie da trail.

In merito alla frazione natatoria, nuotando con le scarpe, fondamentali sono il pull-buoy (che favorisce il galleggiamento) e le palette (che aiutano la propulsione). La dimensione di entrambi dipende, soprattutto, dalle caratteristiche dell’atleta. Non dimentichiamo, infine, gli occhialini, con lenti adatte alle condizioni del tempo, sia per proteggere gli occhi che, soprattutto, per vedere la miglior traiettoria e le uscite dall’acqua.

Quali caratteristiche fondamentali ricercate nelle scarpe perché siano performanti sia nelle sessioni di corsa che in quelle di nuoto?

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Il giro del Lago di Garda in swimrun

R: La suola! Facendo prevalentemente gare lunghe con percorsi trail, cerco una scarpa che mi dia in primis sicurezza ma che sia anche comoda. Quindi la suola deve garantirmi il giusto grip affinché mi senta sicuro. Come le Mizuno Wave Hayate 6 con suola Michelin. Poi, dovendo stare ore sulle gambe, io cerco una scarpa che abbia anche un minimo di ammortizzazione perché quando subentra la stanchezza tendo ad arretrare il corpo e con una scarpa troppo rigida rischio di arrivare alla fine coi piedi distrutti... e non sono sicuro che Paolo mi porterebbe al traguardo in spalla!

P: Certamente che abbiano suole che garantiscano tenuta, soprattutto sugli scogli e sui tratti scivolosi, e che drenino velocemente l’acqua. Oltre, ovviamente, ad aver un buon comfort, dovendo calzarle per parecchie ore stressando notevolmente i piedi.

In Italia lo swimrun è ancora poco conosciuto e praticato. Perché?

R: Secondo me perché negli anni scorsi c’era poca proposta di eventi. Fortunatamente nell’ultimo anno, anche grazie ai test multi-livello proposti da Swimruncheers, di cui sia io sia Paolo facciamo parte nel team Armata Swimrun Cheers, l’offerta e le possibilità di provare si sono moltiplicate, ed il numero di praticanti sta crescendo in modo costante di anno in anno.

P: Credo, principalmente per due motivi: il primo perché ci sono poche occasioni per praticarlo e, poi, perché è uno sport duro, dove la frazione natatoria in acque libere spaventa molti.

Che gap c'è attualmente tra Italia e Paesi del nord Europa?

R: Notevole. Ce ne rendiamo conto ad ogni gara quando vediamo i minuti che ci danno i primi! E tra i primi ora ci sono anche i francesi che se la giocano. Oltralpe il movimento è cresciuto tantissimo, ci sono più gare che in Svezia e gli atleti sono cresciuti come numero e come capacità.

P: Immenso e, sinceramente, non me ne capacito, visto che il nostro Bel Paese è perfetto per lo swimrun!

Prossimi obiettivi?

R: Sicuramente il Mondiale di Swimrun 2021! Speriamo che un paio di gare in calendario a novembre vengano confermate per poter avere la certezza della qualifica, ma credo che a settembre 2021 saremo al nastro di partenza dell’isola di Sandhaam per farci 66 km di corsa e 9 a nuoto: ovviamente senza transizioni!

P: La terza qualifica ai Mondiali Otillo di swimrun 2021. Covid permettendo, a novembre, io e Renato saremo ai nastri di partenza di due gare, una in Francia e l’altra a Malta, per rafforzare la nostra classifica.