Alessandro De Rose, l’unico partecipante italiano alla Red Bull Cliff Diving World Series, era considerato una giovane promessa qualche anno fa. Ora invece, con più tuffi alle spalle, è un atleta più completo, capace di dare filo da torcere ai grandi del cliff diving e chiudere in 8° posizione nella 1° tappa della stagione 2017 in Irlanda (Inis Mór, 24 giugno).

Alessandro De Rose, un atleta estremo

Nato il 2 luglio 1992 a Cosenza, Alessandro inizia la sua carriera nei tuffi in giovane età. A 5 anni prova i più classici, quelli da pochi metri per intenderci, poi il grande salto. A 17 anni, mentre lavora in un parco acquatico, i salti diventano sempre più alti: 3, 10, fino ad arrivare prima a 15 e poi a 20 m. L’amore per l’altezza continua a salire e a 20 anni lo troviamo su quella piattaforma di 27 m che tanto conosciamo e amiamo; è il 2013 quando Alessandro partecipa alla tappa italiana della Red Bull Cliff Diving World Series a Malcesine. È un momento importante non solo nella sua carriera da atleta, ma anche nella storia del cliff diving. È il più giovane in uno sport così estremo dove ciò che conta di più è l’esperienza. Ma non solo. È anche l’unico, ma soprattutto il primo italiano di sempre ad entrare nel “giro” dei grandi.

Vita da diver. L’allenamento di Alessandro De Rose

Nel 2013 Alessandro tremava dall’emozione al ricevere la mail degli organizzatori delle World Series. Ora non trema più e dall’alto della piattaforma mostra tutta la sua sicurezza e il suo talento. Noi lo abbiamo visto dal vivo a Roma, durante un workshop sui tuffi organizzato da Red Bull. Uno spettacolo di adrenalina, divertimento e tecnica che solo in pochi riescono ad imitare. Come ci riuscirà? Avremmo potuto saltare dal trampolino per cercare di capire le emozioni del diving, ma abbiamo preferito chiederlo direttamente a lui.

MH: Come riesci ad essere così sicuro sul trampolino?
Mi alleno molto. Ma quello che mi aiuta di più è sicuramente l’esperienza. Dovresti provare (ride).

MH: Diciamo che voglio provarci. Che cosa devo fare prima di entrare in acqua?
Per prima cosa s’inizia con un po’ di riscaldamento alle gambe. Puoi fare qualche salto alla corda per qualche minuto, oppure fare una corsetta veloce. Poi, è il momento dello stretching dinamico: in piedi, con le gambe aperte, devi andare giù il più possibile fino a toccare il pavimento. Finito con le gambe, si passa ad allenare le spalle. Il consiglio è di allenarsi per 5 minuti alla panca oppure, se preferisci, puoi provare un esercizio che alleni tutti i muscoli del tuo corpo. Non chiedermi quali, MH ne conosce anche più di me (ride).

MH: Finito il riscaldamento, posso tuffarmi?
Non abbiamo ancora finito. Ora che sei carico è il momento degli esercizi dinamici per scaldare i polpacci. Una fase dell’allenamento davvero importante perché durante i tuffi sono proprio i polpacci a dare la spinta. Fai una mini pausa e poi inizia a fare un po’ di verticali, tanto per migliorare la sensibilità alle braccia e prepararti per i tuffi dalla verticale.

MH: Come si allenano i tuffi?
Sul tappeto elastico o sul trampolino a secco. Ma dipende da che cosa stai allenando in quel periodo: se devi migliorare la partenza dell’avvitamento in avanti, puoi allenarti sul tappeto elastico. Se devi allenare le tre fasi del salto (partenza, volo ed entrata), invece il consiglio è di tuffarti in piscina.

MH: Da che altezza saltare durante l’allenamento?
Per allenare la partenza, tuffati pure da bordo vasca. Poi, inizia a salire poco alla volta. Io normalmente mi alleno da 10 m, ma ultimamente ho scoperto a Trieste dei bei posti a 17 m d’altezza da dove potere saltare.

MH: Quante ore ti alleni al giorno?
In genere mi alleno dalle 2 alle 3 ore al giorno. Mentre 2 volte a settimana le ore diventano 4. Trascorro più tempo in palestra e mi dedico a fare i pesi e a migliorare gambe, petto, schiena, addominali, spalle, polpacci… Ho una scheda di sedici esercizi, per lo più con attrezzi, che devo fare in quei due giorni: squat, esercizi con la palla medica… Ma anche gli esercizi a corpo libero sono molto importanti, soprattutto per il core.

MH: Pratichi anche altri sport oltre al diving?
Ho iniziato da poco a correre e a nuotare. Lo so che sembra strano non fare nuoto, soprattutto per uno che si allena in piscina. Ho sempre saputo che è un ottimo allenamento completo (e stancante) per il corpo, ma all’inizio non lo credevo molto utile per la mia performance. Mi sono dovuto ricredere. È ottimo per scaricare la tensione e fare mental training. Poi, è anche molto rilassante. Come la corsa. E andare in bicicletta. Dovrei prendermi una bici…

MH: Diver, nuotatore, runner… e ora anche cameriere. Come mai questa scelta?
Dopo alcuni anni di esperienza nelle Series, mi sono reso conto che per migliorare le mie prestazioni devo divertirmi di più. Per questo motivo ho deciso di trovarmi anche un altro “lavoro” e fare il cameriere, occupazione che mi permette di gestire come preferisco i miei allenamenti. Se considero il diving un hobby, e non un lavoro, posso tenere viva la mia passione estrema per questo magnifico sport: io amo il diving e lo voglio dimostrare in ogni mio tuffo.

La passione per questo sport la sentiamo in ogni parola di Alessandro. Ma essere un diver non è solo allenamento, è molto di più. E lo scopriremo nei prossimi appuntamenti con lo spettacolo delle World Series qui su menshealth.it. Per ora, puoi tuffarti insieme a lui su redbullcliffdiving.com e guardare la tappa di Polignano a Mare (22-23 luglio 2017).