Ha sempre avuto il carattere del guerriero che al talento di madre natura ha saputo aggiungere la sua forza di volontà e la sua voglia di lottare. È veloce, costante e preciso, e ha imparato che per diventare un vero campione non bisogna mai smettere di migliorare.

Nato alle Baleari, il campione ispanico è cresciuto a pane e motori fin dalla più tenera età. Complice suo padre, meccanico e appassionato delle due ruote, Jorge ha iniziato a correre in moto prima di cominciare a fare qualsiasi altra cosa. E non ha mai smesso. A 31 anni Jorge Lorenzo non ha mai smesso di voler crescere e migliorare per restare sulla cresta dell’onda. Tenace, caparbio e deciso a non mollare mai, Jorge Lorenzo non è quel genere di campione che si affida soltanto al talento e ai doni di natura. Oltre alla sua innata velocità e bravura, Lorenzo ha sempre continuato ad allenarsi e a cercare di perfezionare la sua arte della velocità. “Martillo e Mantequilla” sono il suo motto: forte e costante come un martello, pulito e preciso come una crema. Lorenzo nella sua carriera di professionista, iniziata a soli 15 anni, ha dimostrato l’entusiasmo e la voglia di combattere di un piccolo leone, ha assaggiato la dura legge dell’asfalto, è caduto e ha dovuto fermarsi per farsi curare le ferite, è tornato in forma a forza di sacrifici e di allenamenti, ha dimostrato di sapersi rialzare e di saper diventare più forte di prima per tornare ogni volta a combattere per la sola cosa che gli interessa: il gradino più alto del podio. Siamo andati a trovarlo per imparare da lui.


Tu sei nato a Palma di Majorca: chi te lo ha fatto fare di infilarti una tuta di pelle e metterti a correre in moto invece di stare sulla spiaggia a fare la bella vita?
Sono fortunato a essere nato su un’isola così bella. Però mio padre quando avevo tre anni mi ha fatto scoprire le moto. Lui era meccanico, e nel suo tempo libero ha preso qualche ferro, due ruote e un motore e ha costruito una moto piccola, adatta alla mia statura.
Era una minicross e con quella motina ho fatto la mia prima gara subito a tre anni. Non si poteva, perché la licenza la davano solo dai 5 anni in su, ma l’organizzatore di quella gara mi ha visto e ha avuto compassione di me e mi ha fatto partire insieme agli altri.

Come sarebbe la tua vita oggi se non avessi corso in moto?
Nella vita non lo sai mai che cosa può succedere quando non prendi quella strada. Sono sempre stato una persona molto creativa: a scuola mi piaceva dipingere e disegnare. Mi piace ancora e, per esempio, il logo di Por fuera (o X-fuera) l’ho creato io, con la X e la freccia che ci gira attorno fuori. Forse avrei lavorato come creativo. O magari avrei fatto un altro sport, oppure avrei fatto il meccanico, come mio padre.

Tu hai detto che “nessuna vita è perfetta” e che non bisogna guardare sempre a chi ha di più: la tua vita in che cosa non è perfetta e in che cosa lo è?
Ci sono e ci saranno sempre persone più giovani di te, più vecchie di te, più povere, più ricche, più basse, più alte e così via. Allora è importante apprezzare quello che hai tu e senza guardare gli altri. Io sono giovane, ho la salute e faccio lo sport che amo di più, dove ho anche successo e guadagno bene. Direi che tutto questo mi basta per essere felice.

“Solidaridad para cambiar el mundo”. Il tuo impegno nel sociale è sempre più in primo piano: che cosa ti spinge a essere sempre così vicino agli altri?
Far stare meglio altre persone mi fa stare bene con me stesso, e alla fine mi costa poco tempo e poca fatica. È vero che la prima cosa che devi fare è quella di stare bene e di pensare alla tua vita. Ma se poi riesci a far felici anche gli altri è meglio. Devi almeno provarci.

Sulla moto il rischio è sempre con te. Come si vince la paura?
Penso che devi capire sempre quale è la paura che davvero ti aiuta a essere più forte e più attento e quali paure sono solo dannose e assurde, e spesso stanno solo nella tua testa. Le paure necessarie vanno ascoltate, mentre le altre bisogna riuscire a buttarle via.

Parliamo del campione: come ti alleni e quali sono le tue abitudini da sportivo?
Mi sono sempre allenato molto. Oggi come oggi faccio innanzitutto 45 minuti di cardio con la bicicletta. La nostra gara dura 40 minuti per cui non mi serve fare di più. A volte corro o faccio la corda invece di fare bicicletta ma la sostanza non cambia. Quello che conta è la durata che deve essere uguale a quella delle mie gare. Poi faccio del crossfit: flessioni e addominali e gli altri esercizi tipici.

Come è fatta la tua settimana di allenamenti?
Prima della gara non faccio niente. I miei allenamenti per la preparazione fisica finiscono al mercoledì. Giovedì riposo, massaggi con il mio fisioterapista e poi cominciamo dal venerdì il weekend di gara, dove continuo a fare stretching e massaggi.

Qual è la dieta del pilota? E quali sono gli strappi alle regole che ti puoi concedere durante la stagione agonistica?
Penso che sia importante ogni tanto, una volta alla settimana o ogni quindici giorni, fare un pasto come vuoi tu, mangiare quello che ti pare e quello che semplicemente più ti piace. Serve alla testa ma anche al corpo. Alla testa perché altrimenti scoppi, e al corpo perché altrimenti si abitua troppo alla dieta e non va bene. Per cui mi piace fare un giorno a mangiare hamburger, patatine, pizza. Poi negli altri giorni seguo una dieta molto precisa.

Nella tua carriera hai collezionato vittorie ma anche cadute molto dolorose: che effetto fa finire a terra?
Per fortuna le grosse cadute, quelle dove ti svegli nell’ambulanza o all’ospedale, sono state poche. Quando ti fai molto male, però, il corpo ha una reazione di autodifesa e si riempie di adrenalina, per cui al momento non senti niente. O comunque non ci pensi. E questo ti aiuta a superare il trauma.

Un consiglio per l’allenamento e per avere un fisico pronto ai 300 km/ h?
Fare tanta moto. Se vuoi andare in moto l’allenamento migliore è la moto. Ho letto che Tony Cairoli, il campione di motocross, non fa palestra. Fa solo moto, 3 o 4 ore di moto al giorno. Per di più lui si allena con la stessa moto con cui corre, cosa che noi non possiamo fare. Noi dobbiamo allenarci con altre moto, molto diverse e meno potenti di quelle da corsa, e quindi non possiamo fare solo moto come fa lui. E dicono che Tony mangia anche quello che vuole. E il motocross è uno sport anche più faticoso e duro della velocità.

Conta più la moto o il pilota?
Con una bicicletta non si può vincere. Nessuno ci può riuscire. La stessa cosa vale per il caso contrario: la migliore moto con un pilota scarso non potranno mai vincere. Devi avere tutte e due le cose: diciamo un 50% tra moto e pilota.

Conta più il fisico o la testa?
Il talento è quella cosa che ti permette di usare meno il fisico. Se hai molta facilità ad andare in moto vuol dire che fai anche meno fatica. Se invece hai poco talento, devi lavorare molto sul fisico. Io penso di avere la fortuna di avere entrambe le cose: il talento che mi aiuta con una buona tecnica e il grande lavoro che cerco di fare sul fisico, allenandomi ogni giorno. Quando sei molto forte fisicamente riesci a non stancarti, a non sbagliare, a non mollare mai. Il tuo rendimento è al massimo e riesci a spingere fino alla fine.

Il tuo stile è il nirvana della moto: non ti scomponi mai, martelli giri su giri tutti uguali senza scomporti anche quando sei in testa. Come si fa a essere così forti e così costanti? Sembri il contrario del campione tutto genio e sregolatezza: tu sei un martello. Come ci sei riuscito?
Quando ero piccolo ho visto mio padre nell’officina delle moto che riparava un telaio. Lui usava anche il martello e lo usava con costanza e precisione, facendo sempre lo stesso movimento. Allora io ho pensato che quando sarei stato grande avrei dovuto guidare come quel martello, essere costante in tutti i giri e tutti i giorni. Il mio stile è così, martillo e mantequilla, forte e costante come un martello ma pulito e dolce come il burro che spalmava mia madre in cucina.

Nella vita che cosa c’è di meglio di una vittoria?
C’è un momento per la vittoria e ci sono altri momenti per altre cose…