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La Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), la Società Italiana di Diabetologia (SID) e l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) hanno di recente elaborato un documento congiunto dal titolo Parodontite e Diabete: le relazione pericolose per indicare i corretti percorsi diagnostici e di screening delle due condizioni.

PARODONTITE: COS'E' E PERCHE' LO SPORT AIUTA AD ALLONTANARE LA PATOLOGIA

Diabete e parodontite, rappresentano una concreta minaccia per la salute di 12 milioni di italiani: la parodontite (comunemente nota anche con il termine piorrea) è un’infezione batterica di tipo polimicrobico che danneggia i tessuti di supporto del dente e che insorge come conseguenza di una non accurata igiene orale.

La parodontite aggravata da cattive abitudini come il fumo e sovente compare come conseguenza di malattie sistemiche, primo fra tutte il diabete. Sempre la SIdP ha reso noto, dopo aver monitorato un campione di oltre 39.000 persone per 12 anni, che praticare in maniera regolare attività fisica, ovvero avere l’abitudine di camminare quotidianamente o impegnarsi con costanza in uno sport permette di diminuire del 13% la possibilità di sviluppare parodontite.

Le persone che di abitudine praticano meno di 4 ore settimanali di attività fisica hanno un rischio del 36% maggiore di essere colpiti da una forma di parodontite grave rispetto alle persone abituate a praticare per più di 4 ore a settimana.

SCREENING E PREVENZIONE

"Stime alla mano - ricorda il dottor Alessandro Crea, Segretario della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia -, sono circa 8 milioni gli italiani con parodontite, e tutti loro hanno almeno il 20% di probabilità in più di sviluppare diabete. I quasi 4 milioni di pazienti con diagnosi di diabete, a cui va sommato un altro milione di persone affette da prediabete, devono sapere che la parodontite è la sesta complicanza più frequente della loro malattia di base. L’odontoiatra può dare una grossa mano nell’individuare i pazienti a rischio diabete, invitandoli durante le visite di controllo a sottoporsi a un test per valutare la glicemia”.

L’invito a monitorare la propria glicemia è tanto più pressante se il paziente presenta altre condizioni di rischio:

  • hanno più di 45 anni, sono affetti da parodontite e da più di 3 anni non controllano i livelli di zuccheri nel sangue;
  • hanno un Indice di Massa Corporea (BMI) superiore a 25 (quindi se sono in sovrappeso o con obesità) e hanno almeno uno tra i seguenti fattori di rischio:
  • familiarità di 1° grado per il diabete di tipo 2 (genitori, fratelli);
  • inattività fisica, sedentarietà;
  • ipertensione arteriosa (oltre 140/90 mmHg) o una terapia antipertensiva in corso;
  • bassi livelli di colesterolo HDL cosiddetto colesterolo buono e/o elevati valori di trigliceridi ( > 250 mg/dL);
  • emoglobina glicata (HbA1c) borderline (39-46 mmol/mol o 5.7-6.4%), IGT (ridotta tolleranza al glucosio) o IFG (alterata glicemia a digiuno) in un precedente test di screening.

Altrettanto importante è fare attenzione, durante la visita, a sintomi riferiti dal paziente e indicativi di diabete, come polidipsia (sete intensa) e poliuria (frequente necessità di urinare), infezioni genito-urinarie ricorrenti, calo di peso e astenia.

“Dall’altra parte - ricorda il dott. Crea - i pazienti con diagnosi di diabete durante le visite di controllo dal proprio diabetologo dovrebbero essere avvertiti di porre particolare attenzione a sintomi quali sanguinamento, gonfiore o fastidio gengivale, ipersensibilità o mobilità dei denti, alitosi”.

Se i pazienti riferiscono anche di avere spesso bocca secca, bruciore o notano in bocca chiazze biancastre, sono raccomandati di rivolgersi a un odontoiatra per controllo.