Stavo bene domenica 8 novembre tanto da andare a correre e finire in scioltezza i rituali 10km. E chi mi ammazza, dicevo io? Faccio da sempre, pur avendo passato da tempo i 50, della corsa e dell’alimentazione sana uno stile di vita che mi ha permesso di bypassare tanti inconvenienti fisici e altrettante medicine tipiche dell’età. Poi alle 12.00 circa è comparso lui (il Rettile). Dopo più di 9 mesi a misurare massimo 36° di temperatura improvvisamente e senza preavviso fisico 37,3°. Ho il Covid sono sicuro, ma cosa vuoi che sia, febbriciattola, e via verso nuove avventure.

Col cavolo. In maniera progressiva, accerchiante, silente come un rettile velenoso che accerchia la sua preda, un'escalation di problemi alternati da momenti di pausa. Febbre insistente e continua, Tachipirina a palla con tenui risultati, spossatezza, saturazione calante, sì il famoso saturimetro, un po' di fiatone, mal di schiena e il passaggio è breve a una terapia Covid sotto controllo medico fatta a casa: eparina (sì le punture), cortisone a go go (addio a gare per 6 mesi - tanto chissà quando correremo), antibiotico. Tutto risolto? (Ancora) Col cavolo. Tutto molto lentamente con febbre in diminuzione, ma tutto il resto rimane, appunto come un rettile tramortito ma mai definitivamente annientato, fino al giorno 25 novembre con un tampone positivo.

Semplice no? No per niente; mai come in questi 20 giorni della mia vita ho avuto la percezione che tanti esercizi fisici, corse, maratone e tanta determinazione in uno stile di vita stile “menshealth” fossero vani, ma in realtà ho capito in fondo che forse proprio quella base di allenamento e di buone abitudini è stata determinante per non soccombere nella fase più difficile e pericolosa, cioè alla voce “polmonite” della malattia (qui sotto) che è stata molto vicina dal manifestarsi. Ma sono qui a raccontarla e a ringraziare (sempre qui sotto) chi veramente è indispensabile per la nostra salute e molte volte è stigmatizzato come allertatore di paure. Credetemi non lo sono, allertatori di paure, e non vi sfido a provarlo (il Covid). Per cui distanze, mascherina sempre e anche un po' di paranoia generale su tutto non guasta in questo momento.

Ps: un grazie di cuore in questa difficile battaglia con il Covid va ai medici di base (il mio è un mito, sempre disponibile malgrado lei stessa colpita pesantemente dal virus), ai soccorritori e ai medici in questo caso dell’Ospedale Niguarda di Milano che hanno accudito e salvato mia moglie dalla forma più grave del virus cioè la Polmonite. A loro anche la mia profonda stima per aver fatto uno sforzo comunicativo enorme sottraendo quel poco di tempo che a loro rimane in corsia (magari per un caffè) chiamandomi giornalmente e aggiornandomi sullo stato di salute di mia moglie. E’ andata bene, alla fine ma, ripeto, solo grazie a loro dal punto di vista medico/comunicativo e ovviamente all’aiuto dei miei figli e della famiglia.