Capita più spesso di quanto crediamo. Stiamo parlando del cherry picking (“raccolta di ciliegie”) il termine inglese secondo cui selezioniamo informazioni in base alle nostre convinzioni in merito ad un dato argomento, ignorando le prove che potrebbero confutare la nostra tesi ed evidenziando solo quelle a suo favore. Una sorta di “miopia” ostinata, che ci fa propendere per scartare delle ipotesi a priori, per pigrizia, poco tempo, perché nel nostro vissuto si sono consolidate stabilmente alcune credenze.
Gli esperti parlano di un vero e proprio BIAS, cioè di una distorsione del nostro modo di ragionare. Il cherry picking quindi è un BIAS di ragionamento, molto più comune di quanto si possa immaginare e colpisce tutti, dall’uomo comune all’esperto. E’ una forma di paradigma cognitivo e comunicativo che si fossilizza in noi e che, in un certo senso, non ci permette di attuare un cambiamento dalla zona di comfort mentale a cui siamo abituati.
Vediamo quindi una strategia per poter attuare un superamento del problema:
- Leggiamo tutte le ricerche considerando la scala dell’evidenza, quindi soffermiamoci a riflettere e a studiare, perché non è mai tempo perso, in questo caso!
- Cerchiamo soprattutto di leggere con attenzione quelle contrarie alle nostre convinzioni. Proviamo ad andare qualche volta controcorrente e usiamo la massima flessibilità possibile.
- Eliminiamo i pregiudizi su ciò che crediamo di sapere e mettiamoci sempre in discussione.
La sintesi di un pensiero che supera l’errore del Cherry Picking è una massima del famoso filosofo Karl Popper e fa riferimento a concetti di livello “alto”: “La società aperta è aperta a più valori, a più visioni del mondo filosofiche e a più fedi religiose, ad una molteplicità di proposte per la soluzione di problemi concreti e alla maggior quantità di critica. La società aperta è aperta al maggior numero possibile di idee e ideali differenti, e magari contrastanti. Ma, pena la sua autodissoluzione, non di tutti: la società aperta è chiusa solo agli intolleranti”.
