È da un po’ di tempo che, nell’ambito del guardaroba maschile elegante, la cravatta è sempre meno presente. Forse sarà per lo sdoganamento di maglioncini/t-shirt blu o scure anche in occasioni formali (es. Giorgio Armani, Silvio Berlusconi, Flavio Briatore, Dolce&Gabbana per fare degli esempi celebri), ma è indubbio che la tendenza all'uso informale sta imperando ovunque.

Infatti il mercato italiano del settore, che nel 2013 valeva 275 milioni, è destinato a scendere sotto la soglia dei 200 milioni nel 2020. I segnali negativi arrivano poi proprio dal mondo della finanza, dove vigeva fino a pochi anni fa l’imperativo d'indossare la classica cravatta assolutamente non colorata. Un esempio è proprio quello dell’icona del business dress code, cioè la banca d’affari made in Usa Goldman Sachs, che era sinonimo di abito scuro, camicia chiara (bianca mai azzurra), cravatta (appunto seria) e scarpe nere e che da un po’ di tempo (cioè da prima del lockdown) ha sdoganato l'abbigliamento informale per tutti i suoi circa 36.000 dipendenti e non solamente nel famoso giorno del casual day (venerdì).

Ma il colpo di grazia alla cravatta d’ufficio l’ha dato un altro, in questo caso insospettabile, motivo. Vuoi che gran parte dei dipendenti sono rimasti e rimarranno in smart working (sempre in campo finanza), vuoi che quelli che son rientrati fisicamente al lavoro non sono più abituati ad indossarla, quasi fosse un simbolo di costrizione, si nota un graduale ma definitivo abbandono anche nelle banche italiane all'uso della cravatta stessa. I più tradizionali e “ingessati” istituti di credito sono rimasti all'abito scuro, alla camicia, alle scarpe stringate (mi raccomando) nere, ma stop alla cravatta.

Sembrava impossibile, ma una delle ultime grandi frasi che simboleggiavano l’eleganza maschile, cioè «una cravatta ben annodata è il primo passo serio nella vita» (Oscar Wilde) è destinata a perdere il suo storico significato in questo “strano” (eufemismo) anno 2020.