Un samurai leggendario

È uno dei maratoneti più popolari al mondo ma è anche e soprattutto un esempio per tutti. La storia di Yuki Kawauchi sembra quella di un eroe manga che, facendo affidamento solo sulle sue forze e sulla sua volontà, ha saputo affrontare e superare ogni ostacolo, arrivando in alcuni casi a surclassare, come all’ultima maratona di Boston, (lo vedremo in azione anche domenica 28 ottobre alla Huawey Venicemarathon 2018) i più grandi professionisti al mondo. Lui è la dimostrazione di quanto, a volte, la passione e il cuore contano più delle leggi fisiche e degli sponsor.
Gli antichi samurai forgiarono la via della spada, il bushido, seguendo la quale tempravano il proprio corpo e il proprio spirito per affrontare le battaglie più difficili; Kawauchi si è costruito un vero e proprio bushido del maratoneta: lo abbiamo intervistato per scoprire qualcosa di più sul leggendario samurai della corsa.

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Correre per qualcosa di più grande

Qual è la vera essenza della corsa?
"Correre significa arricchire la vita. Io corro per fare della mia vita qualcosa di più grande".
Che cosa ti ha spinto a diventare un maratoneta di questo livello?
"Il desiderio di scoprire il mondo, partecipando a gare in luoghi sempre diversi: se non ci fosse stata questa curiosità, avrei potuto accontentarmi di fare il corridore amatoriale in Giappone".
A differenza degli atleti con cui competi, tu corri e lavori; come riesci a trarre il massimo dal tempo limitato a tua disposizione?
"Da una parte cerco di essere il più costante possibile, cercando di non saltare mai un allenamento e al contempo cerco di evitare accuratamente ogni infortunio. Poi cerco di allenarmi in maniera molto stimolante, spesso includendo le gare stesse nel mio programma di preparazione per ottimizzare i tempi. Fare trail running in alta montagna, infine, mi aiuta a ottenere il massimo dai miei allenamenti, soprattutto in estate".
Qual è la dieta perfetta di un maratoneta?
"Non lo so. Io cerco di mangiare molta carne: bistecche alla griglia, hamburger, filetti etc., e abbondo di tiramisù e gelati dopo gli allenamenti e le gare più estenuanti".

La vittoria a Boston

Raccontaci la tua vittoria più bella!
"La mia vittoria più bella è senza dubbio la recentissima vittoria alla maratona di Boston 2018. Credo sia stata in assoluto la gara migliore della mia vita: ho lottato con i corridori più forti del momento sfruttando la mia particolare predilezione per il clima freddo e le condizioni metereologiche sfavorevoli. Sono felice perché l’opportunità di partecipare a una gara così importante quando sei al meglio della tua preparazione fisica capita una volta nella vita!"
Qual è il tuo prossimo obiettivo?
"Oltre a esplorare il mondo correndo con le mie gambe? Direi i mondiali di atletica di Eugene nel 2021."

Senza team, solo per passione

Sei ormai una celebrità in tutto il mondo: come mai a questo punto non entri in un team professionista?
"Perché sono affezionato alla libertà della corsa. Voglio allenarmi secondo i miei ritmi e partecipare alle gare in base alla mia ispirazione, non per soddisfare obblighi contrattuali. Un’atmosfera tesa e piena di regole come quella di una squadra sportiva diretta da un coach sarebbe un passo indietro nel mio percorso".
Qual è la più grande differenza tra la corsa giapponese e quella del resto del mondo?
"Il discorso per me è un po’ complicato: per quanto mi riguarda, sono davvero felice di aver trovato la strada del self-coaching grazie alla quale vivo la maratona liberamente, come una passione. Nella maggior parte dei casi, però, i corridori giapponesi vivono la corsa come un vero e proprio dovere morale verso il team che si occupa di loro. La pressione per la vittoria e l’ansia di eccellere in ogni corsa a volte diventa davvero soffocante".

La corsa come opportunità

Hai un consiglio per i lettori e gli aspiranti runner di Men’s Health?
"Innanzitutto, ricordate sempre che in ogni tipo di allenamento il vostro più grande nemico è l’infortunio: evitarlo deve essere la vostra assoluta priorità, sia quando pianificate i vostri programmi, sia mentre correte. Ascoltate il vostro corpo e non spingetevi troppo oltre i vostri limiti, procedete gradualmente. Un’altra cosa che voglio suggerire, soprattutto per i giovani, è di non considerare la maratona solo come uno sport o una competizione: sfruttatela come un’opportunità di vivere e conoscere il mondo intorno a voi. Correte per i campi e i boschi intorno a casa o magari, quando andate in vacanza in qualche posto nuovo, cercate piccole gare locali a cui iscrivervi. Poche cose fanno entrare in contatto con il luogo in cui vi trovate come una lunga corsa di resistenza."


L'articolo completo è stato pubblicato su Men's Health - ottobre 2018