Tutti pazzi per la marijuana – 2/3

Scopriamolo insieme rispondendo senza pregiudizi alle domande più scottanti e frequenti su questa sostanza.

La marijuana può avere effetti terapeutici?
In alcuni casi sì. Diversi studi clinici sull’uso della marijuana a scopo terapeutico sembrano confermarne i benefici: la marijuana fa aumentare l’appetito, migliora il sonno e cura la depressione. Uno studio del 2006 pubblicato sul Journal of Ethnopharmacology suggerisce addirittura che possa essere d’aiuto nel trattamento del glaucoma, della sclerosi multipla, delle malattie al midollo spinale, della sindrome di Tourette e dell’epilessia. Ulteriori studi sostengono che potrebbe prevenire il diabete e che i suoi componenti inibiscono la crescite delle cellule cancerogene. Molte domande però per il momento rimangono senza risposta, non da ultimo quanto la marijuana possa essere efficace nella cura di queste malattie e quale variante sia la più adatta.

Nonostante queste notizie incoraggianti la marijuana non è una sostanza priva di ombre. Un recente studio di Harvard, per esempio, ha trovato un collegamento tra i fumatori di marijuana e lo sviluppo di anomalie al cervello. E i ricercatori australiani hanno scoperto che se fumata durante l’adolescenza la marijuana può rallentare lo sviluppo sociale e influenzare negativamente la salute mentale portando addirittura a problemi cognitivi e cardiaci.

Fumare marijuana fa venire il cancro ai polmoni come fumare tabacco?
Sembra di no. Donald Tashkin, specialista dei polmoni alla University of California di Los Angeles, studia la marijuana e i suoi effetti sui polmoni da 30 anni. “A differenza del fumo da sigaretta”, dice, “l’effetto della marijuana sulle funzioni polmonari è trascurabile.” Anche se la marijuana, come la sigaretta, ha molti ingredienti cancerogeni, secondo Tashkin il THC potrebbe avere proprietà antitumorali che possono contrastare l’effetto di quelle sostanze. Il rischio principale è invece quello di sviluppare una dipendenza: anche se la cannabis non ha la fama di dare dipendenza come succede con altre droghe circa il 10% dei consumatori fa fatica a smettere. I sintomi dell’astinenza sono simili per gravità a quelli dell’astinenza da nicotina, inclusa l’irritabilità e l’ansia, la mancanza di appetito e problemi nel ciclo del sonno, per una durata di circa una settimana.

È vero che mangiare marijuana faccia meno male che fumarla?
In realtà è un ragionamento sbagliato e pericoloso alla base. Quando si inala la cannabis il picco della concentrazione di THC si raggiunge nel giro di 2 minuti e mezzo. Quando invece si mangia un prodotto a base di cannabis (dove questa sostanza è stata legalizzata, come alcuni stati degli USA, si va dal burro di arachidi ai biscotti fino alle caramelle gommose) il tempo aumenta fino a 2 ore e mezzo. Ovvero: quando mangi stai bene, poi cominci a fare altro e, quando non ci pensi più, dopo due ore e mezza, l’effetto si fa sentire. Ma dopo 2 ore e mezza potrebbe non essere più così ben accetto o adeguato.

Inoltre, dato che i produttori di marijuana edibile non hanno ancora sviluppato un processo coerente e costante di produzione, c’è il rischio che la quantità di principio psicoattivo presente nel cibo o nella bevanda sia superiore a quello dichiarato in etichetta. Quindi il consumatore potrebbe sottovalutare la potenza di ciò che sta assumendo.