Si è conclusa domenica 12 novembre al Mandela Forum di Firenze l’esperienza italiana degli atleti di Smackdown Live che, dopo aver registrato ottomila spettatori venerdì 10 novembre al Mediolanum Forum di Milano e dopo essersi esibiti alla Kioene Arena di Padova il giorno successivo, hanno concluso in bellezza nel capoluogo toscano la tournée italiana. Noi di Men’s Health non potevamo perdercela!
Numerosi i campioni presenti: dal famosissimo Randy Orton al glorioso Bobby Roode passando per l’acclamato A.J. Styles protagonista, insieme al canadese di origini indiane Jinder Mahal e a Shinsuke Nakamura, del Main Event: un triple threat match.
Non possiamo non citare, però, altri nomi importanti che hanno letteralmente infiammato il pubblico presente, come l’immenso wrestler bulgaro Rusev, che ha combattuto contro lo stesso Orton, e i The Usos, che hanno caricato i presenti.

Nel pomeriggio, in occasione della prima data italiana della WWE, abbiamo avuto l’onore di incontrare il giapponese Shinsuke Nakamura e di fargli qualche domanda.
Ecco come è andata.

L'intervista a Shinsuke Nakamura

Che effetto ti fa essere in Italia?
Sono molto felice, l’Italia è un Paese fantastico. La mia prima volta che sono venuto qui sono rimasto affascinato un po’ da tutto. In più qui ho un caro amico, originario della mia città natale, che vive qui e che finalmente ho potuto rivedere.

Che cosa ti aspetti dalla tua carriera in WWE?
Voglio vincere: è l’obiettivo di tutti i miei sforzi e cercherò di farlo anche qui. Nel wrestling giapponese sono riuscito a fare tanto: ora voglio affermarmi nella WWE a livello mondiale. Spero di riuscirci bene e al più presto.

Sei un combattente nato, prima in MMA e oggi nella WWE: quali sono le differenze?
L’allenamento e la concentrazione sono alla base di entrambe. In MMA si combatte sostanzialmente per il successo sportivo. Qui è diverso e ci sono più aspetti da tenere in considerazione: il pubblico, lo spettacolo e tutti gli elementi collegati tra loro che rendono lo show WWE unico nel suo genere e improntato molto sulle storie e sulle rivalità tra lottatori dalla personalità diverso. Qui bisogna inventare ed eseguire mosse sempre nuove, fare spettacolo, avere una personalità e conquistare il pubblico. Non bastano i muscoli e l’abilità atletica.

Come descriveresti il tuo stile di combattimento?
Fin da piccolo ho provato molte arti di combattimento: judo, karate, kick-boxing… Così ho potuto arricchire il mio stile con tanti aspetti diversi rendendolo unico. Il mio stile di combattimento viene definito Strong Style: penso sia influenzato da ogni forma di arte e da ogni evento con cui mi sono interfacciato fino ad ora nella mia vita, danza compresa. Il pioniere del wrestling giapponese, Antonio Inoki, è stato l’esempio per tutti noi nipponici: lui non insegnava le mosse migliori da fare sul ring, ci portava a capire come esprimere al meglio le nostre emozioni, come trovare il nostro stile personale.

Cosa ti ha spinto ad entrare nella WWE?
Quando ero piccolo volevo diventare un ninja, oppure il nuovo Jackie Chan. A scuola facevamo molta attività fisica e tra i tanti sport c’era anche il wrestling. Così mi sono avvicinato sempre di più a questa disciplina, fino ad affermarmi. Poi c’è stato il salto in WWE. Spero di diventare campione anche qui il più presto possibile.

Di Victor Venturelli per Men's Health
Foto credits WWE

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