The walking dead, parla daryl

Parlaci di Daryl.

Quando cresci con un fratello maggiore come il suo e con una famiglia come la sua, finisci per essere sempre messo sotto. Ora che Daryl è lontano da quell’ambiente sta cercando di capire chi è davvero. È riuscito a prendere il controllo di alcune cose e a combatterne altre. Anche se litiga con tutti e finisce spesso per cacciarsi nei guai, sta provando a integrarsi nel resto del gruppo.

All’inizio di ogni stagione devi rimetterti in forma per sfuggire agli zombie?

In realtà non ho avuto molto tempo per allenarmi tra una stagione e l’altra perché ho girato un film. In ogni caso, basta vivere ad Atlanta, dove ci sono mille gradi, per perdere peso e restare in forma! Credo che questa città si possa considerare a tutti gli effetti un personaggio della serie: ti aiuta a entrare nella parte, visto che non fai altro che sudare e ti senti costantemente a disagio.

Tu sei l’unico attore della serie che non ha materiale originale a cui fare riferimento per il suo personaggio. È stato un problema?

No, è stato interessante. Daryl appare fin dall’inizio e sulla carta non doveva fare altro che imprecare a destra e a manca e urlare. Così fin da subito ho cercato di recitare pensando a quello che potrebbe provare un bambino piccolo se suo fratello maggiore se ne fosse andato. Non ho discusso con nessuno del mio personaggio, neppure con Frank, il regista. Sono andato avanti seguendo l’istinto e tutto è filato liscio.

Daryl è sempre stato predestinato a essere uno dei personaggi regolari della serie? In quale punto della prima stagione ti hanno detto che saresti andato avanti?

Questo è lo svantaggio di lavorare in una serie sugli zombie: non sai mai quando sarai morso. D’altra parte sapevo che se avessi fatto un buon lavoro, sarei durato un po’ di tempo. E credo di stare facendo un buon lavoro, quindi starò qui ancora per un po’, anche se non si può mai dire. Nessuno lo sa con certezza. Questo comunque è il miglior ruolo che abbia mai avuto. Spero che andrà avanti per molto.

Perché questo è il tuo ruolo preferito?

Mi piace il gruppo di lavoro. Mi piace il cast. Dato che sono un tipo che ha sempre bisogno di sentirsi sfidato e di mettersi alla prova, temevo che lavorare in televisione mi avrebbe annoiato. Così ho cercato tutti i giorni di fare del mio meglio e di trovare le sfumature per rendere Daryl un personaggio unico, che non sia solo un eroe o un antieroe. Credo che queste sfide quotidiane e il fatto di presentarmi sul set con il sorriso perché siamo una specie di famiglia facciano sì che questo ruolo sia il mio preferito in assoluto.

Nella prima serie Daryl è la causa di tutti i conflitti. Accadrà lo stesso in questa stagione?

Daryl porterà scompiglio, puoi starne certo. Ma vivrà anche momenti di grande dolcezza. Mi interessano molto le situazioni estreme: gli angeli che ti pugnalano alle spalle e i diavoli che scoppiano a piangere e ti abbracciano. Daryl è come uno di quei tizi che hanno bisogno di un abbraccio, ma senza che nessuno li veda. È bello mettere insieme tutte queste sfumature in ogni scena. È quello che apprezzo della sceneggiatura di questa serie, non sei mai un personaggio stereotipato. Puoi giocare con il tuo ruolo e espandere quello che provi. Credo che al punto in cui siamo arrivati nessuno conosca a fondo i personaggi come gli attori che li interpretano. In ogni episodio abbiamo un regista diverso. Tutti però mi permettono di fare Daryl a modo mio.

Daryl continuerà a uccidere i morti viventi con le frecce?

Puoi scommetterci! Cercherà di tenersi stretta la balestra il più possibile. Il vantaggio di quest’arma è che non fa rumore e quindi non attira altri zombie. Lo svantaggio è che Daryl deve andare a riprendersi la freccia. Però è figo piantare un piede in faccia a uno zombie per strappare la freccia fuori dal cervello. Oltre alla balestra, comunque, Daryil avrà anche coltelli e pistole. E poi hanno già realizzato una action figure in cui ho la balestra, quindi devo tenerla per forza!

Ci sarà un ricongiungimento tra Daryl e suo fratello?

Non posso dire nulla. Non sono autorizzato. Quello che posso dire è che è così un bel personaggio che sono certo che a un certo punto tornerà, ma non conosco i dettagli.

C’è molta riservatezza sulle sceneggiature?

Certamente! È una specie di mafia. Gli sceneggiatori non ti svelano mai troppo, tuttavia ti fanno intuire che cosa ti aspetta.

Si parla tanto del rischio per un attore che il lavoro finisca per condizionare la vita reale. È il tuo caso?

Be’, ho comprato un camion Ford F-150 che non so dove diamine parcheggerò a Chinatown quando sarà tutto finito e sì, l’accento viene fuori di tanto in tanto. Per quanto riguarda l’essere arrabbiato, non sono arrabbiato solo nella serie. Mi arrabbio quando serve. Per fortuna questo aspetto non sta influenzando più di tanto la mia vita vera. Di recente sono tornato a New York e volevo subito tornare in Georgia. Mi sono davvero innamorato di questo posto.

Perché credi che la gente scelga la violenza invece di rifuggerla?

Qui parliamo di violenza contro gli zombie e non credo che nessuno voglia coccolarne uno. La serie non parla di noi contro gli zombie, parla di come le persone interagiscano tra loro in un momento di crisi, di chi ti puoi fidare, di chi ti fregherà. Nei piccolo gruppi di persone si crea un livello di fiducia che probabilmente non accade nella vita vera.

Secondo te, perché la prima stagione ha avuto così tanto successo in tutto il mondo?

Perché parla di temi universali. Perché è una serie che parla di mostri, ma in modo differente, nessuno dei nostri mostri ha un six pack, l’eyeliner oppure è sexy. È piuttosto una storia che racconta di una catastrophe, una vicenda piena di conflitti e di speranze in cui tante persone possono immedesimarsi.

La seconda stagione di The Walking Dead è finalmente disponibile in Blu-ray e DVD. Il cofanetto raccoglie tutti gli episodi oltre a contenuti speciali inediti: scene tagliate mai viste in tv, interviste al cast, racconti sulla produzione della serie e molto altro ancora.