Abbiamo fatto quattro chiacchiere con uno dei più forti wrestler della WWE: Seth Rollins. E abbiamo scoperto che il wrestling è uno sport completo, perché oltre ai muscoli servono il cervello e un cuore forte e capace di entusiasmarsi, di stare con gli altri, di riconoscere i valori fondamentali della vita. E di rialzarsi sempre e nonostante tutto.

La parola a Seth Rollins

Come ti alleni?
Nel wrestling di oggi c’è molta più attenzione all’ambito atletico e alle acrobazie. Oggi devi essere molto più in forma e agile di una volta. I wrestler una volta erano quasi tutti body builder mentre noi adesso ci alleniamo con il crossfit. Essere veloci, spettacolari, acrobatici è fondamentale e per riuscirci devi essere in forma a 360 gradi. Non basta essere grossi. Oggi l’approccio al wrestling è più funzionale che di forza pura. Inoltre devi considerare che il wrestling è logorante, stancante, massacrante, soprattutto per le articolazioni, e se non sei in forma duri poco.

Quali sono le doti fisiche indispensabili per sopportare quei colpi e fare quelle acrobazie?
Il mio segreto è il crossfit. È l’unico modo per essere forte, agile, veloce e resistente. E per cadere e rialzarti mille volte, anche per un’ora intera. In ogni salto e in ogni caduta non devi sbagliare nulla. Se sbagli ti rompi. Il crossfit è l’ideale perché ti allena a tutto: forza, velocità, potenza e resistenza. E scolpisce il corpo in un modo perfetto. Se fai crossfit sei pronto a tutto. Anche ai colpi più duri.

Che cos’è il wrestling: uno sport estremo? Uno spettacolo?
Entrambe le cose. E questo è quello che la gente non capisce, di solito. Noi wrestler siamo un ibrido tra un attore e un atleta. Abbiamo molte skill in comune con il mondo dello sport e con quello dello spettacolo. Però noi andiamo in onda ogni giorno e ogni giorno dobbiamo lottare. Come l’uomo della strada. Noi abbiamo spettacoli live 200 giorni all’anno. Quindi ogni sera devi uscire allo scoperto ed essere pronto a dare tutto il meglio di quello che sei. Il pubblico te lo chiede. Vuole sapere come va a finire la storia che gli stai raccontando, che poi è la lotta eterna tra il bene e il male. È una vocazione. E quando finisci l’incontro sei distrutto, a pezzi, ma sei carico perché li hai fatti felici. Il loro entusiasmo è la tua forza. Le storie che raccontiamo sono universali e sono la rappresentazione sempre nuova e sempre diversa della lotta tra il bene e il male. Quindi, per rispondere alla tua domanda, siamo showman ma siamo anche atleti. Entrambe le cose. Inseparabili.

Molti sostengono che sia tutto finto…
Molti confondono questo spettacolo con una partita truccata dove qualcuno ha già deciso il finale. Invece non è così: il finale è scritto solo in parte perché noi dobbiamo riuscire a fare tutto quello che serve per vincere. E non è detto che ci riusciamo. La nostra bravura sta nel fare quei numeri ma anche nell’interpretare quel ruolo, buono o cattivo, e nel fare tutto quello che la storyline prevede affinché il bene alla fine vinca. Ma la cosa principale è mettere in scena la lotta, far vedere tutte le sfumature del male e come ti può colpire, come ti sorprende alle spalle o ti tradisce. Spero che un giorno tutti capiscano che il wrestling è una forma d’arte, esattamente come un film.

Pugni, cadute, sedie in testa, voli, ginocchiate: come fate a non farvi male?
Faccio 200 match all’anno da dieci anni. Non posso permettermi di farmi male. Mi alleno, provo, riprovo, ripeto mille e mille volte tutte le mosse. Allenarsi è l’unico modo. Quando cadi ovviamente fa male, ma se lo sai fare lo sopporti e vai avanti. E il corpo si adatta. Ricordati quello che dico sempre: “Your body is an amazing machine!”