COME AFFRONTARE L'INCERTEZZA

di Claudio Gervasoni

Scala dal 1982, da quando cioè ha capito che ogni montagna è un mondo da esplorare e capire. In 30 anni di carriera ha firmato moltissime prime ascese e aperture di nuove vie in Nepal, Tibet, Patagonia, Canada, Alaska e in numerose altre regioni nel mondo. Paladino dello stile alpino e dell'alpinismo puro, lo sloveno Marko Prezelj ha anche vinto due volte il Piolet d'or, il massimo riconoscimento mondiale nell'alpinismo: il primo nel 1992 per avere aperto con Andrej Stremfelj una nuova via sul pilastro sud del Kangchenjunga, il secondo nel 2007 per la nuova via sul Chomolhari aperta con Boris Lorencic, premio però rifiutato perché convinto che non si possano giudicare in modo oggettivo le ascese di altri alpinisti. "Ciascuna scalata è influenzata dalle aspettative e dalle illusioni che si sviluppano prima di mettere piede sulla montagna" ha dichiarato quando è passato da Milano in veste di ambassador Patagonia e ha raccontato che la montagna è come la vita, piena di sfide, gioie, fallimenti, paure, progetti e incertezze. E noi proprio di questo gli abbiamo chiesto, ovvero di come affronta la montagna e la vita uno dei più grandi alpinisti di ogni tempo: clicca sotto la foto di Marko Prezelj e scopri tutti i suoi consigli.

Accetta l'incertezza

L'incertezza è l'essenza dell'andare in montagna: se tutto fosse prevedibile, scalare sarebbe noioso. Ma l'incertezza è anche una specie di carburante dell'umanità, è parte della vita: pensa a quando acquisti un prodotto e non sai se sarà rispondente ai tuoi desideri. Il primo passo per aver a che fare con l'incerto è accettarlo, trovarlo piacevole. Se hai paura di ciò che non puoi prevedere in un progetto è meglio lasciar perdere. Poi però una volta che hai accettato l'incertezza insita nelle cose, devi averci a che fare, e qui subentra l'esperienza: quando sei giovane e inesperto, da un lato temi ciò che non conosci, ma dall'altro non lo puoi temere fino in fondo proprio perché non lo conosci. Con l'esperienza puoi prevedere i pericoli, le loro conseguenze e tutta quella fascia di imprevisto e incerto in cui ti troverai a operare. Ecco, avere a che fare con l'incertezza riguarda il modo in cui ripensi alle tue esperienze, non affidandoti al caso ma imparando ad analizzare i fatti, il motivo per cui sono accaduti, le varie concause. E tutto questo non per dare un giudizio sul passato, ma per avere un bagaglio di informazioni per il futuro.

Accetta di perdere il controllo

In Alaska mi è capitato di rimanere in parete per 61 ore. E numerose sono le volte in cui una scalata ha superato le 24 ore. E' come quando fai un lungo viaggio in auto: non puoi pensare di rimanere sempre concentrato al 100%. Se ti è capitato di guidare per molte ore di seguito, saprai che quando giungi a destinazione ci sono pezzi del tragitto che non ricordi. In montagna può succedere lo stesso: oltre un tempo fisiologico hai dei momenti in cui procedi affidandoti all'istinto, come con il pilota automatico, oppure alla guida dei compagni di cordata. E' inevitabile, e anche se sembra rischioso, in realtà è l'unico modo per dare delle pause alla tua mente e permetterle di tornare a essere cosciente dopo breve tempo.

Accetta la diversità

Dopo oltre 30 anni di spedizioni, ho capito che in una spedizione la cosa più importante è il team. Buoni compagni di viaggio, in montagna come in un progetto lavorativo o nella vita, rendono ogni esperienza migliore. Con la maturità ho capito però anche un'altra cosa: che è meglio circondarsi di persone diverse da sé. Quando scali sono le persone che sono con te a dare forma all'esperienza, e lo stesso accade nella vita. E così persone diverse da te e tra loro possono arricchire ogni esperienza in moentagna, e insegnarti ogni volta qualcosa di nuovo, anche se sulla carta hanno 20 anni meno di te e decisamente meno esperienza di quella che hai accumulato tu.

Accetta il fallimento

Il fallimento è il presupposto dell'esperienza, e accettare l'errore è il primo passo della conoscenza: per un alpinista la possibilità di fallire, di non farcela ad arrivare in vetta, è ciò che conferisce più sapore a ogni avventura e rende ancora più affascinante l'incertezza. Fallire, non riuscire, è anche il presupposto del successo: se non ti confronti con il fallimento non potrai mai raggingere i tuoi limiti e superarli, e da un certo punto di vista per spingere in avanti i propri limiti è necessario fallire qualche volta. Inoltre, quando sei in montagna, non contemplare la possibilità di decidere di fermarsi e tornare indietro può anche voler dire mettere a repentaglio la propria vita, quindi l'insuccesso è parte di ogni spedizione in montagna. L'importante è non aver rimpianti: se hai dato il massimo, hai fatto tutto quello che dovevi e sei in pace con te stesso, allora l'insuccesso diventa il primo passo verso una nuova sfida. L'importante è analizzarlo in modo lucido, pensare a tutti gli aspetti che hai considerato nel fare il tuo piano, a quelli che non hai previsto, alle decisioni che hai preso e alle loro conseguenze. Quando sono in situazioni di rischio prendo le mie decisioni anche ripensando a ciò che ho fatto nel passato in condizioni simili, comprese le volte in cui mi son trovato a dover rinunciare a un'ascesa. Guardare indietro è la base della conoscenza, anche quando alle spalle si hanno degli errori e dei fallimenti.

Accetta l'imprevisto

Prima di ogni spedizione mi sforzo di pensare a tutte le possibili opzioni che mi si presenteranno davanti, esattamente come chiunque si trova a fare ogni giorno. Anzi, la progettazione è la parte maggiore di una spedizione. Tuttavia non puoi pensare di prevedere ogni aspetto e avere sempre tutto sotto controllo, in montagna come nella vita: avere la mente aperta e flessibile, saper far tesoro delle esperienze, saper gestire anche il momento è il prerequisito per ogni progetto di successo. Le soluzioni spesso sono nella tua testa, e te ne rendi conto solo nel momento in cui ti servono.

Accetta il rischio

Il rischio, soprattutto in montagna, è parte di ogni viaggio. L'errore è non prevederlo, il segreto è accettarlo. Quello che però devi fare dopo averlo accettato, è cercare di prevedere e immaginare le situazioni che ti si pareranno davanti. Un po' come gli sportivi che visualizzano i gesti tecnici che dovranno compiere: solo così, avendo già vissuto nella tua mente le situazioni che incontrerai, potrai far affidamento sull'istinto e prendere le decisioni più giuste in pochissimo tempo. Per chi va in montagna, saper 'giocare la partita' nella propria testa prima di partire è il modo migliore per essere pronto a prendere le decisioni più sicure.

Accetta la pressione

Esistono fondamentalmente due tipi di pressione: quella che dipende da te, e quella che ti giunge dall'esterno. In entrambi i casi la devi accettare e gestire, e la conseguenza sarà che non potrai essere tranquillo, perché non puoi controllare i tuoi sentimenti. Quando ero giovane ero il primo a crearmi da solo la pressione, perché volevo dimostrare qualcosa a tutto il mondo che gira intorno alle spedizioni, per esempio gli sponsor e i media. Ora che ho acquisito molta esperienza ho capito che l'unico modo per sentirsi sotto pressione è fare le cose per se stessi, rimanendo impermeabili ai feedback che arrivano dall'esterno. Sembra semplice, ma c'è una lunga strada da percorrere prima di arrivare a fare le cose per se stessi e non perché senti che te le chiede la gente.