Cardiostimolazione e aritmologia: i temi del convegno di roma

In occasione del XVI International Symposium on Progress in Clinical Pacing, più di 400 relatori da tutto il mondo si sono soffermati sui temi dell’aritmologia e del trattamento dello scompenso cardiaco per salvare e migliorare la vita dei pazienti cardiopatici. Il convegno, presieduto dal Prof. Massimo Santini, presidente della World Society of Arhythmias, prevedeva un programma di relazioni sui temi più interessanti dell’aritmologia, l’approccio clinico, le innovazioni tecnologiche, le più recenti tecniche diagnostiche e terapeutiche e l’economia sanitaria, un aspetto sempre più importante in un settore in continua evoluzione.

A livello mondiale lo scompenso cardiaco è una delle principali cause di morte: in Italia sono circa 1,5 milioni i pazienti affetti da questa patologia, ogni anno ci sono circa 170.000 nuovi casi e il 20% dei pazienti affetti muore; con questo ritmo si ipotizza che i malati di scompenso cardiaco  possano raddoppiare entro i prossimi 15 anni. Tutto questo si può prevenire anche grazie all’uso di dispositivi impiantabili. In Europa nel 2012 sono stati impiantati 923 pacemaker per milione di abitanti, in Italia 1.008 per milione di abitanti. Nel 2013 nel nostro paese sono stati più di 64.000 i pacemaker impiantati. “Nell’ambito dell’aritmologia e della cardiostimolazione l’innovazione gioca un ruolo fondamentale – commenta il Dr. Gianluca Botto, Presidente dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione e Direttore dell’Unità Operativa di Elettrofisiologia presso l’Ospedale Sant’Anna di Como - I progressi tecnologici hanno portato allo sviluppo di dispositivi medicali sempre più all’avanguardia che consentono un elevato livello diagnostico e terapeutico.” Ne è un esempio la diffusione consolidata dell’utilizzo degli elettrocateteri quadripolari che permettono di ridurre le complicanze più comuni per la gestione dello scompenso cardiaco.

Un altro fattore di successo è il monitoraggio domiciliare dei pazienti scompensati, che permette di intervenire più in fretta, ma anche di abbattere i costi permettendo al paziente di evitare una prolungata degenza ospedaliera. “Il lancio del primo pacemaker senza fili stravolgerà una tecnica di impianto consolidata da ormai più di 50 anni. Questi nuovi dispositivi mini-invasivi riducono sensibilmente il rischio di complicanze legate all’impianto di un pacemaker tradizionale e alla rottura dei cateteri. Nonostante le dimensioni estremamente ridotte che corrispondono ad un decimo di un pacemaker tradizionale, il pacemaker senza fili garantisce una longevità analoga a quella del pacemaker tradizionale offrendo al paziente anche il vantaggio estetico dell’assenza di cicatrici o rigonfiamenti della tasca nella zona dove verrebbe alloggiato il pacemaker tradizionale” dice il Prof. Massimo Santini, che conclude dicendo: “La possibilità di curare le aritmie, anche in maniera definitiva, è l’obiettivo principale della comunità scientifica per migliorare la vita dei pazienti riducendo nel tempo i ricoveri in termini numerici e di durata di degenza. Le nuove tecnologie possono contribuire a raggiungere questo obiettivo; devono essere pertanto accessibili da un punto di vista economico e rimborsate dal Servizio Sanitario quando la loro efficacia è dimostrata. Nel medio e lungo termine il trattamento definitivo delle aritmie è un risparmio per l’intero sistema sanitario”.