Calligrafia che passione

CALLIGRAFIA CHE PASSIONE
di Loris Casadei

La prima elementare per me fu un dramma. Inchiostro e pennini sottili che non ne volevano sapere di rilasciare questo maledetto liquido nero nella giusta quantità. O troppo o poco. E a ogni macchia si avvicinava la maestra implacabile con il righello nero e diceva: “mani sul banco”. Poi mio padre, con l’avvento delle prime macchine da scrivere in ufficio, mi portò a casa tante scatoline con disegni coloratissimi: cappelli rossi d’alpino (Presbitero), draghi (Lombarda), cavalli alati (penne Lancia) e i Peery & C. Pennini di tutte le forme e dimensioni. Iniziai a scrivere con quelli a punta tronca imitando i caratteri gotici di una grammatica tedesca di mio padre. E mi riappacificai con la scrittura. Storia antica e affascinante, meglio di un romanzo giallo o di una soap opera televisiva, quella della scrittura.
Ecco qui una nuova puntata di questa lunga storia…




L’alfabeto nasce in Egitto attorno al 1850 a.C. per tenere registri contabili e fare affari: una forte semplificazione, solo trenta segni, rispetto ai simboli ideografici dei geroglifici.
E per molto tempo la capacità di scrivere e leggere ebbe una connotazione negativa, tanto che la trasmissione culturale era orale.
Non solo nell’antica Grecia, ma anche a Roma, la trascrizione dei discorsi era affidata agli schiavi. Nondimeno il segno grafico era usato per abbellimento. L’imperatore Claudio fece iscrizioni su tutti i palazzi pubblici di Roma e obbligò i viaggiatori in arrivo a scendere dai carri (anche per evitare ulteriore congestione di traffico!) in modo da ammirarli.
Diverso atteggiamento in Oriente, dove l’attività di scrittura era dimostrazione di cultura ma anche, come dice Norio Nagayama nel definire lo shodo, “ricerca del vero, ricerca e comprensione della vita tramite la pratica della calligrafia”.
Qui la scrittura si emancipa da rigide costruzioni formali e la leggibilità dei caratteri diviene talvolta accessoria. In Cina, Corea e Giappone la scrittura è stata per secoli considerata l’arte sacra per eccellenza, superiore alla pittura figurativa.
Nel mito cinese la scrittura mise in fuga i demoni perché la scrittura ordina il Caos e il primo inchiostro viene fatto risalire al leggendario imperatore Tien Ciù, l’imperatore giallo fondatore della dinastia Han nel 2500 a.C. Anche nell’Islam dopo l’avvento degli Abbassidi, il divieto dell’immagine stimolò la nascita di forme artistiche originali dove, insieme con l’arabesco, la calligrafia ebbe un ruolo preminente. Nel Medioevo la calligrafia fu tema di Concilii: si poneva infatti il problema della correttezza dei testi religiosi.


Carlo Magno per evitare errori, istituì la Scuola Palatina e ogni scrittura sacra doveva passare al suo vaglio e avere apposta la sigla “ex authentico libro”. L’invenzione della carta permise una larga diffusione della scrittura. Il filosofo e matematico Leibnitz scrive alla fine del 1600: “La scrittura esprime quasi sempre in un modo o nell’altro l’indole nostra, a meno che non sia opera di calligrafo, la cui grafia manca di spontaneità, ma talvolta anche in questo caso”. L’invenzione della stampa (Gutenberg 1440, ma già nel 1378 in Corea venne stampata una Antologia degli Insegnamenti zen dei grandi monaci buddisti) aumentò il carattere artistico della calligrafia. Futurismo e cubismo, dadaismo e costruttivismo, ma più ancora il Bauhaus, usò la calligrafia per ogni esplorazione artistica e grafica, sino allo Jugendstil e all’espressionismo tedesco che la resero vera e propria arte. Anche nell’era dei computer non si sfugge e il graffitismo o writing è esploso proprio mentre Adobe usa caratteri sempre diversi e innovativi.
Sui palazzi e nelle metropolitane di tutte le grandi città è una esplosione di creatività con il dispiacere di tutti i nostri sindaci.
Ewan Clayton, uno dei più grandi calligrafi di tradizione occidentale, dice che questo movimento adottò tre caratteristiche della scrittura, “la sua capacità di nominare le cose, il piacere fisico e vitale del movimento espressivo concreto e il senso del rischio proprio dell’atto di scrivere”. Oggi il graffitismo è un movimento mondiale vivissimo sopratutto nelle grandi aree di crisi, Medio Oriente e America Latina. Anna Schettin, socia fondatrice e vicepresidente
della Associazione Calligrafica Italiana, che professionalmente viene dal mondo della grafica e della pubblicità, conferma un grande ritorno di giovani: “spesso, è vero, perché interessati professionalmente, ma anche per una gran voglia di manualità, come su un altro versante il riprendere a lavorare a maglia”. Anche per le aziende, “più la tecnologia diviene dominante, più fare a mano diviene importante”. Anna parla di serenità quando pratica la calligrafia come il grande Rudolf Koch, il reinventore del gotico religioso nella prima parte del ‘900: “tracciare lettere in ogni loro forma è per me un piacere immenso e puro e in molte occasioni della mia vita è stato ciò che una canzone è per il cantante, la pittura per il pittore, un grido di gioia per chi è felice, un lamento per chi è triste, l’espressione più piena e perfetta della mia vita”.


L’Associazione Calligrafica Italiana svolge innumerevoli attività: fondata nel 1991 ha lo scopo di promuovere e diffondere l’arte calligrafica e tiene corsi in varie città italiane su diversi stili grafici.
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