Alessandro Caccia è allievo di Massimiliano Duran e occupa il quarto posto nel ranking del pugilato italiano, dove appaiono campioni di livello internazionale come Leonard Bundu e Gianluca Branco. Il welter ferrarese, che può vantare una sola sconfitta in carriera e 13 successi consecutivi, oggi è un pugile estremamente attento e concentrato, maturo e dalla grande forza mentale, oltre che dotato di pregevole tecnica e di un diretto destro a dir poco micidiale.

Intenso, determinato, lucido, estremamente motivato, Alessandro Caccia coltiva oggi la prospettiva di battersi per il titolo italiano welter e di raggiungere sempre nuovi obiettivi nel suo prossimo futuro. Lo abbiamo incontrato per capire come ci si sente e che cosa vuol dire essere ai vertici in uno sport così nobile e duro.

ALESSANDRO CACCIA

Alessandro Caccia nasce a Ferrara il 29 maggio 1988. Da ragazzino frequenta una palestra di karate e un campo da calcio giovanile. A 13 anni desidera frequentare il mondo del pugilato e si iscrive alla palestra Pugilistica Padana dei fratelli Duran a Ferrara. A 15 anni comincia i primi combattimenti e viene premiato con la targa Panathlon International 2003 all’hotel Astra di Ferrara. Partecipa ai tornei regionali e nazionali e conquista il Titolo Italiano portandolo a Ferrara dopo 45 anni.

Alessandro in breve
La Federazione Pugilistica Italiana lo convoca a far parte della nazionale azzurra. A 19 anni si iscrive all’Università di Ferrara alla facoltà di Scienze Motorie e nel 2007 frequenta un corso di maestro di pugilato indetto dalla F.P.I. e si diploma come Tecnico di Pugilato a Bologna. Nel 2008 disputa l’incontro Italia-Russia presso il Palazzetto dello Sport di Ferrara dove viene premiato come miglior pugile della serata. Nel 2009, nel centro sportivo di Lignano Sabbiadoro, conquista il titolo Italiano Universitario. Nel 2010 esordisce come professionista contro Milan Ruso della Repubblica Ceca vincendo per K.O. tecnico alla prima ripresa. Nel 2011 si laurea in Scienze Motorie. Dal 2011 a oggi disputa 14 incontri: 13 vinti di cui 6 per K.O. e 1 perso. Il 28 Febbraio 2015 combatte al Teatro Principe di Milano contro Renato De Donato vincendo il Titolo di Campione Mondiale Latino W.B.C.

L'intervista ad Alessandro Caccia: la dura legge del boxe

MH: Raccontaci come hai scoperto la boxe?
Quando ero bambino ero ipercinetico, frequentavo una squadra di calcio ma avevo un carattere molto turbolento, sia a casa sia con i miei amici, quindi mia madre mi ha portato da una psicologa per cercare di incanalare le mie energie in qualcosa di costruttivo. All’epoca giocavo già a calcio ma la dottoressa ha detto che non bastava. Giocando a calcio mi impegnavo molto per vincere a tutti i costi, ma mi scontravo con i miei compagni di squadra che spesso non avevano voglia ed erano molto meno motivati di me. Sono riuscito a capire da solo che ero fatto per uno sport individuale e non di squadra, per fortuna, e ho deciso che da quel momento la vittoria o la sconfitta sarebbe dipesa soltanto da me. Ecco perché un giorno, mentre ero seduto sulla poltrona di casa con i miei genitori davanti alla TV, ho visto Muhammad Ali che si esibiva sul ring e ho deciso di fare pugilato. Ho cominciato così la carriera che mi ha portato dove sono oggi, senza per questo rinunciare a laurearmi in Scienze Motorie, diventando uno dei pochi pugili professionisti laureati in circolazione.

MH: In Italia i titoli nobiliari non sono più riconosciuti dal 1948, cioè dall’entrata in vigore della Costituzione. Tuttavia resta il significato, il valore simbolico. Come si vive sul ring avendo il sangue blu?
Sapevo già qualcosa, però in maniera un po’ generica, riguardo la discendenza della mia famiglia. Poi anni fa mi è capitato di vedere un libro molto antico che mi ha fatto scoprire la storia e la genealogia dei Caccia. Allora ho scoperto le vicende, le storie, i racconti di personaggi e di epoche diverse e lontane. A cominciare dalle gesta
di Oppicino Caccia, denominato Il Bianco, discendente dei Caccia che avevano dimora in Novara. Oppicino combattè strenuamente al fianco del duca d’Orleans contro Ludovico Il Moro, duca di Milano. Fino alla cattura di Ludovico Il Moro da parte dei francesi il 10 aprile 1500. Per il valore mostrato in battaglia da Oppicino e dai suoi fedelissimi e da altri nobili novaresi, il duca d’Orleans in segno di riconoscenza gli assegnò la Valsesia.

MH: La tua dinastia quindi come si è evoluta?
È da quei tempi che partì tutta la questione della dinastia dei Caccia. Che poi si divise in più rami. Una parte successivamente si trasferì a Milano, un’altra parte nel Regno di Napoli che, nel tempo, venne soppresso quando fu istituito nel 1861 il Regno delle Due Sicilie. I nostri possedimenti furono poi confiscati durante le guerre, al punto che c’è ancora una causa in corso per riaverli.

MH: ​Nella famiglia dei Caccia ci sono anche uomini in lettere...
Ci sono cavalieri importanti come Ardizzone Caccia, ambasciatore per la città di Novara, e Roggero Caccia, difensore di Corradino di Svevia, o Bartolommeo Caccia, che fu il primo capitano di Giustizia dello Stato di Milano... Lo stemma araldico dei Caccia consiste in uno scudo fasciato di rosso e d’argento.

MH: Sei un conte vero, ma anche il neo campione Latino WBC dei welter? Quale dei due titoli preferisci?
Entrambi, sono comunque due titoli da distinguere, il primo riguarda la mia famiglia, che si è distinta con onore nel passato, riuscendo a ottenere onorificenze importanti, mentre la seconda ha un valore personale, che riguarda tutto il mio percorso pugilistico fino a questo momento. Sono consapevole che la strada è ancora lunga ma il traguardo è all’orizzonte.

MH: Essere un pugile vuol dire fare uno sport antico, nobile, fatto di regole e di onore, di lealtà e di coraggio. Come vedi questo sport oggi?
Oggi lo vedo con gli stessi principi dei tempi antichi. Pratico uno sport che ha migliaia di anni e mi piace definirmi un condottiero moderno.

MH: Che cosa consiglieresti ai giovani di oggi che iniziano a fare sport per convincerli a non giocare soltanto a pallone e a salire su un ring?
Io invito i ragazzi a scegliere lo sport che preferiscono e che pensano di praticare con passione e continuità. Consiglio a tutti gli sportivi di avere obiettivi e di credere in se stessi. La boxe è uno degli sport che permette di temprare il carattere, ma non è il solo e in definitiva penso che sia lo sport a scegliere te. I giovani devono cercare di capire le proprie potenzialità, senza pregiudizi. Io considero la boxe come una partita a scacchi, dove vince chi ha la tattica migliore e non solo forza.

MH: Che cosa rende davvero speciale la preparazione fisica della boxe?
La preparazione della boxe è di erente da tutte le altre. È sicuramente una delle discipline sportive più dure, dove serve un piano mentale e fisico adatto a ogni circostanza senza dimenticare che ogni allenamento, come ogni combattimento, ha una storia a sé, essere coscienti delle proprie capacità e adattarle al tipo di match da affrontare.

MH: Sul ring conta di più il fisico o la testa?
Il fisico fa quello che dice la testa: quindi conta più la testa.

MH: Come ci si allena a prendere pugni e a incassare?
Il pugilato, per chi non l’avesse capito, è l’arte di non prendere pugni. Però i cazzotti arrivano e bisogna avere una preparazione adeguata per poterli incassare. La so erenza fa parte della vita, e allora che cosa c’è di meglio che soffrire per qualcosa che ci piace?

MH: ​Parliamo di donne: che effetto fa alle donne il tuo fisico e la tua forza?
(Ride) L’effetto credo che sia positivo e spero che apprezzino.

MH: Ti fa più paura una donna che vuole farti del male in amore o un rivale che ti affronta sul ring?
Credo nell’amore, per cui mi fa più paura una donna, ma penso che nessuno possa far del male all’altro se è veramente innamorato.

MH: Come è la tua donna ideale? Che cosa cerchi in una compagna?
Dato che sono nato in mezzo a cinque donne, compresa mia mamma, ho la fortuna di essere cresciuto con un’idea chiara della donna ideale con dei veri valori. Deve essere una persona seria, semplice, con carattere e determinata; con il mondo di oggi è facile farsi sviare e cadere nella superficialità, visto il sistema che ci circonda.

Ludovica Pagani

Classe 1995, bergamasca, è iscritta all’Università degli Studi di Milano alla Facoltà di Scienze Politiche con indirizzo Management Pubblico. La sua primaria aspirazione è diventare giornalista, ma il suo physique du rôle la spinge verso la moda e la fotografia. Nonostante i suoi vent’anni, ha all’attivo un suo blog personale sulla moda, www.ludovicapagani.com, che riscuote un ottimo successo tra gli addetti del settore. Grazie al blog viene notata dal produttore del Fashion Game “Tacco 12...si nasce” (in onda sui canali Mediaset), che la vuole come concorrente nel programma.

L'intervista a Ludovica Pagani: botte (e risposte) con Ludovica

MH: Come lo vedi un pugile a letto?
Per adesso non lo vedo (ride, ndr).

MH: Ti fa sentire protetta?
Sì, ma solo quando indossa i guantoni da boxe.

​MH: Quanto è sexy la boxe da 0 a 10 rispetto al calcio?
A me piacciono entrambi gli sport... Sono due 10.

​MH: Avresti paura di farlo arrabiare?
No, per niente, mi so difendere. Forse lui dovrebbe aver paura di me.

MH: Ti ci vedi anche tu sul ring?
Certamente sì, sono una combattiva.

MH: Hai mai provato a indossare i guantoni?
Sì, ma anche la misura più piccola mi sta enorme.

​MH: Quanto è sexy una carezza con i guantoni?
Non mi farei mai accarezzare con un guantone: sarebbe come annusare una rosa con una maschera a gas.

​MH: Boxe uguale macho o c’è dell’altro?
C’è sempre dell’altro, bisogna saper guardare oltre le apparenze.

MH: Di Alessandro ti attira più il lato nobile o quello guerriero?
Entrambi i lati hanno il loro fascino.

​MH: Meglio un uomo in giacca e cravatta o in pantaloncini e guantoni?
Dipende dall’occasione.