Chi è Markus Eder

Classe 1990 e fin da piccolo appassionato di sci, Markus inizia a trovare in questa disciplina la sua identità, in particolare nel mondo del Freestyle e del Freeride, due categorie sportive capaci di unire in un perfetto connubio sport e divertimento. Portare fantasia nel suo sport è da sempre la prerogativa di Markus che, proprio grazie a questa sua particolare predisposizione, nel 2014 ha la possibilità di trasmettere agli altri la sua passione. Viene infatti contattato dalla MSP Films, che lo ingaggia per numerose pellicole spettacolari ad alto contenuto adrenalinico da cui emerge la passione e il divertimento con cui questo giovane atleta affronta difficilissime discese.

L’anno prossimo lo vedremo al Freeride World Tour. Pur non collaborando più con MSP Films ma avrà con sé un film-maker durante tutta la stagione, per girare e montare clip creativi da condividere su tutti i social media. In questo modo chiunque voglia seguirlo sui social sarà spettatore delle sue acrobazie e dei suoi trick e potrà mandargli dei feedback live.

L’intervista

MH: Drop Everything e Ushba, i due film ai quali hai partecipato, sono stati presentati a Milano il 20 e 21 ottobre. Come è stata la tua esperienza davanti alla telecamera? Raccontaci come è stato girare questi due film diversi che però hanno in comune il tema del freeride e del freeski.

ME: Sono due progetti molto diversi, il film di MSP, Drop Everything [guarda il trailer in fondo alla pagina], è più core. Abbiamo cercato di far venire voglia di sciare agli spettatori e abbiamo di esaltare il divertimento che ci contraddistingue durante la stagione, perché quando sciamo siamo come bambini che si divertono. E con il divertimento vengono fuori le migliori cose.
Ushba è più intenso perché è girato in un posto sperduto, non sapevamo come fosse. Praticamente è un documentario che ha come argomento centrale l’obiettivo della prima discesa. Sono film completamente diversi ed è quasi impossibile paragonarli.

MH: “Nel freestyle il divertimento è tutto. Se non mi fossi divertito non lo avrei mai fatto. In altri sport puoi allenarti e basta, nel nostro no.” Da questa tua affermazione traspare una serenità mentale molto importante quando si gareggia a livelli così alti. Come ti prepari mentalmente per ogni gara e come è stato ritrovare la motivazione giusta dopo due anni di stop, che ti hanno allontanato dalla scena agonistica vera e propria?

ME: Non so come sarà, quest’anno, riprendere le gare. Spero di ricominciare al meglio. Quando ero più giovane mi piaceva di più gareggiare, ora mi sono appassionato maggiormente al filming perché mi sento più libero, non c’è nessuno che ti giudica. Puoi far vedere cosa pensi sia per te un salto bello e non c’è nessuna giuria pronta a valutarti.
Quando ti diverti non ti pesa restare sulla neve a sciare per tutto il giorno. È difficile trovare la motivazione per fare questi trick pericolosi se non c’è il divertimento. Per quanto riguarda lo sci alpino, devi essere più allenato fisicamente. Ho smesso di divertirmi in quello sport perché mi sentivo meno libero, e così a un certo punto ho dovuto smettere anche se ero molto appassionato di quella disciplina. Purtroppo quando hai un allenatore che ti impone determinati trick e sei costretto a fare ciò che fanno tutti perdi la sostanza e la libertà dei movimenti, oltre a quell'istintività che ti porta a compiere acrobazie uniche.

MH: Molti ti potrebbero giudicare un pazzo perché questo sport è rischioso e molto difficile. Nulla però è lasciato al caso e dietro questi trick c’è un costante processo di apprendimento. Tu hai detto che non si smette mai di imparare e che “sei allenatore di te stesso”. Che cosa intendi?

ME: Sono allenatore di me stesso insieme agli amici con cui pratico questa disciplina perché ci si dà consigli a vicenda e, una volta a casa, riguardando i filmati vedo cosa si può migliorare. Guardo i trick di altri e vedo evoluzioni nuove che mi ispirano e che voglio provare. In questo modo mi auto-alleno. Nel freeride e nel freestyle non ho mai avuto un allenatore vero e proprio.

MH: Istinto e razionalità sono alla base della tua disciplina sportiva. Quale delle due ha la meglio quando approcci una discesa per la prima volta? Come riesci a legare le due cose?

ME: Ogni sciatore ha un po’ le sue caratteristiche e le sue peculiarità, la mia è che vengo dal freestyle e sono passato alla neve fresca mantenendo le caratteristiche di prima.
Quando vedo una montagna e scelgo la traiettoria cerco di privilegiare i salti naturali dove posso fare qualche trick. Non cerco di andare più veloce di tutti, cerco di aggiungere la tecnica o la difficoltà di fare un trick senza un take off battuto. Fare un trick senza il take off battuto è il massimo, perché finché non salti non sai come è la neve, se è profonda, dura o se c’è una piccola gobba davanti… e questo è molto difficile.

MH: Ci vuole un allenamento costante per effettuare questo tipo di trick e acrobazie. Qual è il tuo workout settimanale tipico e che genere di attività complementari riesci a integrare per prepararti al meglio?

ME: Faccio palestra: mi sono rotto il crociato del ginocchio sinistro quindi devo rafforzare le gambe. Per riuscirci faccio esercizi mirati agli arti inferiori. Però non mi piace rinchiudermi in ambienti chiusi quindi cerco per quanto possibile di fare attività all'aria aperta. Faccio arrampicata perché in questo modo riesco ad allenare i muscoli di tutto il corpo senza pericolo di gonfiarmi, mantenendomi snello ed agile. Vado in bici, cammino in montagna e faccio molte attività fuori dalla palestra. In più uso molto i tappeti elastici: è un modo di allenarsi quasi indispensabile per noi perché i trick e i movimenti ti entrano bene in testa e quando sei in aria sai esattamente dove sei e cosa devi fare anche se magari guardi in su, riuscendo così ad affrontare il tutto in maniera automatica.

MH: Essendo necessaria una grande dinamicità nei tuoi movimenti per favorire meglio trick e particolari acrobazie, quanto incide la routine alimentare sulla tua preparazione? Segui una dieta apposita per prepararti alle gare?

ME: Qui sono molto scarso, perché mangio quello che voglio. E poi esagero con le caramelle, tanto che la mia ragazza quasi si arrabbia con me. Però io mi sento in forma, quindi va bene così, se per ora ha funzionato va bene.

MH: Dopo due anni di stop, l’anno prossimo parteciperai al Freeride World Tour 2018. Come ti stai preparando e che cosa ti aspetti da questa nuova esperienza e da te stesso?

ME: Facendo Freestyle e Freeride, di solito affronto la neve fresca quando ci sono le condizioni perfette per farlo. Se non ci sono vado allo Snow Park.
Le gare del Freeride World Tour però non si fanno sempre con le condizioni migliori e quando la neve non è al top io non sono più al massimo della mia forma. Mi servono le condizioni migliori per dare il meglio, quindi a inizio stagione mi allenerò molto sullo sciare veloce, mi allenerò molto anche con le corde e cercherò di allenare la stabilità sugli sci a seconda del tipo di neve che potrei incontrare. Devo sciare tanto sulla neve non perfetta per acquisire al meglio la padronanza necessaria per affrontare ogni situazione. Ovviamente farò anche palestra e le attività all'aria aperta che ho citato prima.

MH: Questa disciplina ti ha permesso di viaggiare molto: qual è stata la meta più estrema che hai raggiunto e che ti ha fatto sentire davvero forte quando l'hai affrontata?

La Georgia, quest'anno. Abbiamo fatto due viaggi, di cui il primo ad aprile per fare heliski. Volevamo conoscere tutta la zona e organizzare la spedizione. Non sapevamo cosa aspettarci dall’heliski. Ovviamente non ci aspettavamo certo l'Alaska e invece abbiamo trovato condizioni perfette ed eccezionali, si può dire che abbiamo scoperto una seconda Alaska. Non l'avrei mai detto. Eravamo con un gruppo affiatato che aveva già lavorato insieme altre due volte e andavamo veloci a fare le linee e con l'elicottero. È stato veramente bello.

MH: Come vivi il rapporto con la paura legato al tipo di discese che devi intraprendere e alle location naturali a volte davvero difficili da affrontare? Quanta consapevolezza riesci a trarne?

ME: La paura per me è un elemento importante perché mi fa pensare a qualsiasi cosa possa andare male. Mi fa pensare in maniera fanatica a ogni dettaglio della discesa, così sono preparato e posso evitare di fare errori.
Non sono mai sicuro al 100% di aver calcolato tutto benissimo ma questo mi permette di essere cauto e meticoloso rispetto a ciò che devo affrontare e mi fa entrare con la testa in ogni dettaglio.
Poi ci sono le paure che magari nascono guardando le linee. Sei in cima, ti spaventi e senti qualcosa dentro di te, qualcosa che spesso ti blocca. In generale la paura mi permette di essere più sicuro di quello che faccio e mi porta ad avere mille occhi e mille sensi per ciò a cui vado incontro.

MH: Che consiglio daresti a chi approccia per la prima volta il Freeride o il Freestyle e quali sono i rischi da evitare?

ME: Quando ci si muove nella neve fresca bisogna essere allenati mentalmente ed essere consci del rischio valanghe, sapere dove si può e dove non si può andare. Bisogna controllare bene le location e il territorio su cui si vuole provare le discese.
Per quanto riguarda l'equipaggiamento non devono mancare gli attrezzi, la pala, la sonda, l'ARVA (Apparecchio di Ricerca in Valanga), l'airbag se possibile. Ultimamente purtroppo molta gente gira solo con gli airbag senza ARVA perché pensa bastino solo questi a salvare da eventuali incidenti. Non è così, gli attrezzi immancabili da portarsi dietro sono la pala, la sonda e l'ARVA. L'airbag è un elemento aggiuntivo. Bisogna sempre pensare due volte a ciò che si sta per fare. Può essere che ci sia una neve fantastica e qualcuno ha già fatto una traccia, ma ciò non vuol dire che la pista sia in condizioni perfette. Bisogna pensarci sempre bene e non lasciarsi prendere dalla voglia di scendere a tutti i costi.

Di Victor Venturelli per Men’s Health